Il doppio standard delle piazze
Non usiamo la politica sanitaria per delimitare arbitrariamente le libertà politiche
Se c’è una cosa che abbiamo imparato – e che tutti gli scienziati (virologi, immunologi ed epidemiologi) hanno detto sin dall’inizio – è che il coronavirus non guarda ai confini né al colore della pelle. Si dava per sottinteso che non guarda neppure al colore delle piazze e delle proteste. Ma forse era una specificazione che andava aggiunta, visto il differente approccio – in Italia e nel resto del mondo – rispetto alle manifestazioni degli ultimi giorni. Quelle della destra e dell’estrema destra (da Pappalardo a Casapound, passando per Salvini e Meloni) sono scandalose e irresponsabili perché possono causare una seconda ondata o una ripresa della curva epidemica, mentre per quelle contro il razzismo in seguito all’omicidio di George Floyd negli Stati Uniti le reazioni sono state di tutt’altro tenore. Quasi che le piazze antirazziste abbiano una sorta di immunità di gregge politica che deriva dai buoni propositi (le scene di devastazione e gli assembramenti in America e in altre parti del mondo, non sembrano un buon esempio di distanziamento fisico).
Nessuno scienziato è intervenuto, con la stessa decisione, per denunciare il rischio per la collettività come nel caso delle manifestazioni di destra. Anzi, negli Stati Uniti non sono mancati gli scienziati che hanno addirittura appoggiato le proteste, gli stessi che prima avevano condannato le manifestazioni di chi protestava contro il lockdown. In questo caso i medici sembrano addirittura sottovalutare il fatto che il Covid, negli Stati Uniti, faccia molte più vittime proprio tra le minoranze e gli afroamericani. La giustificazione è che il razzismo è una “epidemia” che fa molte vittime tra i neri e che quindi le proteste vadano appoggiate. E’ come se un sentimento, quello della giustizia o della rabbia, prevalga su quello della paura o della prudenza. Ma è qualcosa che ha poco di scientifico e che, piuttosto, è un giudizio di valore. Per quanto siano inquietanti le manifestazioni dei negazionisti e dei pappalardi, che vanno contrastate nel merito, non può esserci un doppio standard. Non si può cioè usare la politica sanitaria (o di ordine pubblico) per delimitare, più o meno arbitrariamente, il diritto di parola e la libertà politica.
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