A questi bambini cosa diciamo?
Al direttore - A commento dell’articolo di Crippa di venerdì scorso. Sono uno dei “fondamentalisti” (l’epiteto è di Crippa) recatosi a Roma lo scorso sabato. Non sono padre. Ho due nipotine di 3 e 10 anni. Quando le guardo penso che non vorrei che i contenuti della teoria gender venissero proposti nelle scuole a quelle età. Lo trovo inopportuno, mi preoccupo e voglio dirlo. A leggere il Crippa però me ne sarei dovuto stare a casa. Magari orante. Sicuramente in silenzio. Manifestazione inadeguata, fa intendere, reazionaria e politicamente irrilevante. Anche i preti concordano. Non tutti! Almeno in passato. Sembra però che di loro uno abbia sbagliato proprio tutto (Ruini); e un altro sia stato frainteso (Giussani). Ma un terzo, che prete non era, invece ci aveva visto giusto (Lazzati). Sale la febbre, ferve il dibattito. Nell’attesa di conoscere quale sarà l’interpretazione epistemologica esatta del pensiero di preti e no – il mondo, trepidante, già chiede impaziente le date dei prossimi convegni del prof. Borghesi per saperne di più – a questi bambini cosa diciamo? Che discettando di valori e di ideologia ci siamo dimenticati di loro? O che per noi moderni la verità è solo una questione di opportunismo, calcolo e consenso? In piazza c’erano tante famiglie e, almeno dove ero io, un forte odore di piscio: i valori, come i pensieri, non puzzano; i bambini, come la realtà, sì. E bisogna curarsene, oltre che pensarla.
Edilio Mazzoleni
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