Una famiglia in stile svizzero
In Italia si discute sul fatto che l’introduzione delle unioni civili costerebbe 10 milioni in due anni, e c’è chi dice che sarebbero quindi “pure convenienti” e chi invece no, quasi si trattasse esclusivamente di una questione fiscale. Nella pragmatica Svizzera dei diritti e della democrazia (quasi) diretta avviene qualcosa di culturalmente più interessante. L’Assemblea federale ha infatti dato il via libera a un referendum (entro 16 mesi) nato da un’iniziativa popolare il cui titolo è “Per il matrimonio e la famiglia - No agli svantaggi per le coppie sposate” e che chiede una modifica alla Costituzione, il cui testo diverrebbe così: “Il matrimonio consiste nella durevole convivenza, disciplinata dalla legge, di un uomo e di una donna. Dal punto di vista fiscale, il matrimonio costituisce una comunione economica. Non deve essere svantaggiato rispetto ad altri modi di vita, segnatamente sotto il profilo fiscale e delle assicurazioni sociali”.
Il tema concreto è che, nell’attuale regime fiscale elvetico, il cumulo dei redditi delle coppie sposate produce una tassazione molto più alta che per le persone singole. Una penalizzazione di fatto dell’istituzione matrimoniale, e c’è dunque chi vorrebbe sostenere la famiglia “tradizionale” modificando questo stato di cose. L’aspetto culturale interessante è che un paese che ammette e regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso non ha paura a sottoporre al giudizio popolare un tema dirimente per l’assetto della società come la possibile maggior tutela della famiglia tradizionale. A differenza di paesi come Francia o Gran Bretagna in cui il suo status è stato modificato evitando di far esprimere i cittadini. Un referendum, in certi casi, è sempre meglio.