J'accuse del rabbino Laras
Il rabbino Giuseppe Laras, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, rabbino capo di Milano dal 1980 al 2005, è una delle più raffinate e carismatiche personalità del mondo ebraico italiano (lunga e salda la sua amicizia con il cardinal Martini). Per questo, quanto ha avuto da dire ai suoi correligionari per il capodanno ebraico (il discorso è pubblicato qui dal Foglio) è stato a dir poco sorprendente. Laras attacca “la cultura europea affetta da molti mali, dal ‘pensiero debole’ si è giunti al ‘non-pensiero’, sino all’opinione irrilevante e al tweet”. E questa sterilità politica e culturale “è ben sintetizzata dalla decrescita demografica: aleggia cioè un inafferrabile cupio dissolvi negli europei. Emotivismo, buonismo, pacifismo, terzomondismo, edonismo, individualismo, egocentrismo, relativismo e ignoranza sono agenti virali aggressivi e insidiosi che da alcune decadi intorpidiscono, fiaccano e fanno deperire cultura, morale, società, religione e politica in Europa”.
Su questo sfondo, avverte Laras, avanza ora “l’islàm politico ampiamente radicato, che è, quindi, in un certo senso, una sorta di nemesi della cultura europea”. Il rabbino denuncia poi “la demonizzazione, la riduzione a radice di tutti i mali, la metafora medicale che vede in Israele e negli ebrei ‘cancro’ e ‘contagio’, versioni nuove di discorsi antisemiti vecchi e ben conosciuti. L’islam politico purtroppo ha fatto di tutto ciò uno dei suoi principali cavalli di battaglia ideologici, come pure un cavallo di Troia nelle coscienze già malate o molto deboli”. Uno stupendo manifesto intellettuale all’altezza delle sfide che l’Europa si trova oggi di fronte.