"Che mondo lasciamo ai nostri nipoti?". Lettera di una nonna che non si arrende alla confusione
Al direttore - Un bacio dolcissimo a Giuliano Ferrara da una nonna di ottantacinque anni, per il suo “i finti paladini…”. Un grazie grande come un abbraccio… Ho riaperto gli occhi ormai troppo distratti dalle ubriacature di tante visioni e chiacchiere. Non so più da tempo cosa pensare: vivo in una totale confusione, metto in discussione ogni mia più piccola certezza che mi ha accompagnato lungo il cammino, ho buttato nell’immondizia i miei valori di una vita per provare a essere moderna, a conformarmi e essere accettata. Non capisco, lavoro su di me per convincermi della consistenza delle ragioni di tanti, oggi così diffuse: di chi esige subito tutto il desiderabile come cosa sacrosanta al di sopra di ogni interrogativo. Il mio mondo s’è capovolto. Siamo delle nonne che ci stringiamo forte tra noi per sostenerci fino alla fine che verrà: per non perderci d’animo, né l’ultimo filo d’equilibrio e la voglia sempre accesa di comprendere un mondo che è diventato per noi incomprensibile. Nulla ci è più familiare: situazioni, concetti, argomenti, valori, il senso del peccato e quello del limite, del rispetto della vita e degli altri.
Quali sono i valori da difendere oggi? Su cosa ci aggrappiamo se i nostri piedi poggiano su un acquitrino dove tutto è incerto e instabile, tutto è messo in dubbio anche il senso della esistenza umana. Si capovolgono strutture e rapporti, il peso dei sentimenti e delle relazioni umane dove lui, lei, e il bimbo e i nonni sono strumenti intercambiabili come un gioco di Lego, un po’ amorfo, asessuato, disarmonico, dove gli incastri sono forzati perché è così che “deve andare”… Se le famiglie per migliaia d’anni sono sopravvissute così regolate, una ragione ci dovrà pur essere stata. Ora si vuole trasformare anche l’amore, inserendo il miracolo della nascita in una catena di montaggio. Ci sentiamo Dio: dei creatori in serie. Ma… noi nonne d’altro pianeta… prima di volare definitivamente via, vorremmo poter sognare un futuro per i nostri nipoti, solido come figuravamo il nostro, pur avendo vissuto la guerra. Fondato su valori universali, con riferimenti saldi e concreti. Vorremmo che si sentissero abitanti di terre promesse, dove poter valorizzare se stessi e le proprie energie, i propri progetti di vita. Vorremmo ridare loro fiducia e forza e certezze di potere superare i momenti bui perché poi tornerà il sole. Resusciterei gli ideali e brucerei molte ideologie. Ho spalancato gli occhi sul suo scritto tra bellezza e conforto e mi sono rasserenata con gratitudine. Ma lei è uno e solo. Per questo suo coraggio contro un mare di inettitudine, grazie!
Maria Grazia Boccali
Perché Leonardo passa a Brera