E' morta Zaha Hadid, genio eccentrico e intransigente
Zaha Hadid, uno dei più grandi architetti di fama mondiale, si è spenta ieri, a 65 anni, dopo essere stata ricoverata al Miami Hospital per un attacco di cuore.
Nata in Iraq, aveva studiato a Beirut per poi trasferirsi a Londra. È stata la prima donna a ottenere il Premio Pritzker nel 2004 e la medaglia d’oro del Royal Insitute of British Architects nel 2016. Nel 2008 la rivista Forbes l’ha classificata tra le 100 donne più potenti del mondo. Oltre ad altri prestigiosi riconoscimenti, nel 2013 il suo studio, che conta 246 architetti, si è collocato al quarantacinquesimo posto dei più importanti studi di architettura del globo, secondo BD Insurance Bureau.
Conosciuta in tutto il mondo per le sue opere, da Hong Kong, alla Germania all’Azerbaijan, in Italia la ricorderemo soprattutto per il Maxxi di Roma, il Museo Nazionale delle arti del XXI secolo. E proprio a proposito della realizzazione del Maxxi, Sandro Fusina sul Foglio aveva tracciato un breve ritratto di Hadid, descritta come un architetto "esuberante", sebbene dal carattere difficile.
La professoressa Hadid (classe 1950) è nata e ha passato l’infanzia in Iraq, in una famiglia di ricchi intellettuali, quando Baghdad, non ancora conquistata dal partito Baath, si proponeva come esempio, seguito con interesse dall’occidente, di evoluzione democratica e di modernizzazione sociale per il vicino e medio oriente. Ha studiato in collegi esclusivi in patria e in Svizzera, si è laureata in architettura all’Università americana di Beirut, ha studiato architettura a Londra. A Londra ha lavorato con i suoi maestri Rem Koolhaas ed Elia Zenghelis, per avviare poi una sua practice, un suo studio. Ha insegnato ad Harvard sulla cattedra che era stata di Kenzo Tange, a Chicago sulla cattedra intitolata a Louis Sullivan, il padre riconosciuto dell’architettura moderna.
Ha guadagnato premi e fama come architetto di interni, ha prestato la sua inventiva al disegno di moda, in particolare ha disegnato eccentriche scarpe da donna, in polivinilcloruro, senza tacco, con tacco basso, medio, alto, altissimo, per la tradizionalista Lacoste e la futurista Melissa, brasiliana. I suoi progetti realizzati in giro per il mondo sono ormai numerosi, ma forse non sono ancora altrettanto numerosi di quelli non realizzati, che hanno finito per incepparsi, per essere protestati. La sua intransigenza con collaboratori, esecutori e committenti è diventata proverbiale.