L'ateneo di Bologna, sul boicottaggio d'Israele, impari dall'America
Mentre l’appello lanciato da un gruppo di accademici italiani per il boicottaggio delle università israeliane continua a ricevere consensi (sono oltre 300 le firme raccolte tra professori e ricercatori), una lezione di libertà giunge da uno degli atenei più prestigiosi al mondo. L’Università di Chicago ha infatti emanato un comunicato in cui annuncia di non voler in alcun modo interrompere le partnership con le aziende impegnate in attività commerciali in Israele, e ribadisce la sua opposizione “a ogni forma di boicottaggio accademico nei confronti di specifiche nazioni, inclusa Israele”.
La celebre università americana, con sede ad Hyde Park, ha motivato la sua decisione sottolineando come il ricorso al boicottaggio o ad altre forme di pressione non farebbe altro che “sminuire il contributo distintivo offerto dall’università”, cioè garantire ai professori e agli studenti un ambiente che consenta la massima libertà di discussione sulle varie tematiche pubbliche. L’università, che nella sua storia ha prodotto ben 89 premi Nobel, ha rivendicato la sua costante politica di opposizione ai boicottaggi accademici, ricordando di aver espresso questa posizione già nel 2007 e nel 2013: “Fin dalla sua fondazione, la libertà di ricerca della conoscenza ha rappresentato il valore più alto di questa università. Professori e studenti dovrebbero essere liberi di svolgere le loro attività di ricerca e di educazione in giro per il mondo, e di dar vita a forme di collaborazione sia all’interno che all’esterno del mondo accademico, incoraggiando il confronto con tutti i diversi punti di vista”.
“Per questa ragione – conclude il comunicato – l’università continuerà fermamente ad opporsi al boicottaggio di istituzioni accademiche in ogni regione del mondo, incluse le recenti iniziative contro le istituzioni israeliane”. Un messaggio da recapitare agli accademici italiani che alla libertà di ricerca sembrano preferire il boicottaggio anti-israeliano, spesso in nome di una doppia morale. Come nel caso dell’Università di Bologna, i cui docenti – come raccontato su queste colonne martedì scorso – pur essendo in prima fila nell’appello contro lo stato di Israele a sostegno di una fantomatica libertà, hanno da poco stipulato un accordo di collaborazione e di “promozione del dialogo” con le liberissime università dell’Arabia Saudita.