Il Foglio internazionale
La presunzione fatale del burocrate
Cafe Hayek è il blog di Don Boudreaux e Russ Roberts, due divulgatori liberali, liberisti e libertari americani. Su questo sito i due autori pubblicano tutti i loro interventi e poi una lunga serie di lettere divertenti e corrosive che inviano ai principali quotidiani degli Stati Uniti. Lo scorso 26 settembre Boudreaux, professore di Economia alla George Mason University, ateneo della Virginia in cui è fiorita la scuola della Public Choice sotto la sapiente guida del premio Nobel James Buchanan, ha commentato una citazione di un libro del 1995 di Thomas Sowell, intitolato “The Vision of the Anointed: Self-Congratulation as a Basis for Social Policy”.
Ecco la citazione: “Quando uno considera quanto un piccolo difetto di un ragionamento possa distruggere un’intera elaborata analisi, risulta davvero sbalorditivo pretendere che degli intellettuali inventino politiche sociali che possano reggere al confronto con quanto emerge dall’interazione sistemica di milioni di altri esseri umani, esseri umani che costantemente si adattano alle conseguenze che riflettono a loro volta le preferenze rivelate degli altri così come delle opportunità mutevoli e dei vincoli della tecnologia”. Chiosa Boudreaux: “Mai furono dette o scritte parole più veritiere di queste. Tuttavia gli intellettuali continuano a scambiare la loro capacità di creare elaborati modelli astratti – i quali dovrebbero riflettere la realtà sociale o economica, come il sistema di equazioni simultanee degli economisti che descrive l’Equilibrio economico generale – con la capacità di manipolare la società o l’economia in modo da migliorarle. Questo errore è quello che Hayek chiamava ‘la presunzione fatale’.
Tale presunzione, tuttavia, è tipicamente fatale soltanto per le persone comuni; non invece per gli intellettuali che amano l’ingegneria sociale. I modelli di questi intellettuali, così elaborati e imponenti su carta – e la loro presunzione che li porta a servirsi di tali modelli per elaborare politiche pubbliche – fanno ottenere loro cattedre, riconoscimenti, attenzione senza critiche (e spesso uno spazio in cui scrivere) da parte del New York Times, generosi compensi come consulenti presso governi e organizzazioni non governative, infine inebrianti posizioni a corte presso i politici. Noialtri siamo pedine che vengono strattonate, tirate e spinte in giro da politici che emettono diktat e burocrati che adulano gli intellettuali usando i loro modelli accademici come scusa per tutte le spinte, le tirate e gli strattonamenti”. Boudreaux sottolinea, prendendo di mira i teorici del “nudging” à la Cass Sunstein, che etichettare tutto ciò come “spinte gentili” non cambia la realtà: “Siamo di fronte all’uso della forza da parte dello stato. Un maiale non diventa più carino se viene imbellettato di rossetto”. In conclusione, “gli intellettuali desiderano provare la sensazione di essere influenti; i politici desiderano il potere; e coloro che sono spinti, tirati e strattonati sono, tristemente, più che altro alla ricerca della comprensione di ciò che stanno subendo”.