Fascisti all'università? No, su Marte
All’armi son fascisti! A chiamare alla nuova resistenza è il Fatto, che titola: “Università, ‘basta baroni’: i superprof adesso li nomina Matteo Renzi. Come fece il Duce”. Spiegazione: per le 500 cosiddette “cattedre Natta” a chiamata diretta, istituite dal governo peraltro già dal 2013, destinate a professori di chiara fama e intitolate al premio Nobel Giulio Natta, l’esecutivo istituirà 25 commissioni di valutazione i cui presidenti saranno accademici stranieri. Magari immuni da baronie, camarille e nepotismi che affliggono il sistema universitario italiano. Renzi, al quale spetta la designazione formale, è così il nuovo Mussolini. Sarebbe interessante capire a quali precedenti del fascismo il Fatto si riferisce, visto che il regime costrinse i talenti italiani a riparare all’estero (dicono nulla Enrico Fermi, Giorgio Levi Della Vida, Guglielmo Ferrero, Emilio Segrè?).
Ma ecco la spiegazione: il quotidiano di Marco Travaglio spiega che “il mondo universitario è in rivolta” e “gli ambienti accademici in subbuglio” contro “l’occupazione di uno squadrone di docenti di nomina governativa”. Certo, immaginiamo il fastidio di chi è abituato a predicare ex cathedra (vedi Zagrebelsky) e a difendere la propria corporazione, o più banalmente preferisce concorsi aggiustati, carriere indipendenti dal merito e pensioni con “trattenimento in servizio”. E non sia mai che si parli di apertura al privato e all’impresa. Da anni contro questo andazzo i rettori di Bocconi, Statale e Politecnico di Milano chiedono di assumere docenti stranieri. Pochi giorni fa l’allarme per la fuga degli studenti italiani. Ora però la rivolta autarchica; siamo al fascismo, in effetti.