Un Foglio internazionale
Una scimmia manda in tilt le università
Il celebre neuroscienziato David Eagleman una volta ha detto: “Ci sono tre tipi di morte. La prima morte è quando il corpo smette di funzionare. La seconda è quando il corpo è consegnato alla tomba. La terza è quando, in futuro, il tuo nome sarà pronunciato per l’ultima volta”. Sembra che i guerrieri del politicamente corretto e della giustizia sociale asserragliati nelle facoltà americane esigano questa terza morte per il dolce, gentile, gigante Harambe, il gorilla che è stato tragicamente ucciso allo zoo di Cincinnati nel mese di maggio e che ha commosso il mondo. Un bambino di quattro anni era entrato nel suo recinto, Harambe aveva iniziato a trascinarlo, un dipendente dello zoo ha sparato e la gente si è infuriata dando la colpa ai genitori. Dopo la morte di Harambe, Harambe è stato immortalato come il meme dell’estate. Si continuano a diffondere memoriali online, petizioni per mettere il gorilla sulla banconota da cinquanta dollari, trasformarlo in un Pokémon, erigere in suo nome alla Casa Bianca, cambiare il nome della città di Cincinnati in “Harambe City”.
Alla Clemson University non è stata presa bene. L’amministrazione della Clemson ha vietato agli studenti di mostrare pubblicamente il volto di Harambe, dicendo che “promuove il razzismo” e la “cultura dello stupro”. Ah, da non credere. Poi ci si è messa la Florida State University, dove vestirsi come Harambe a Halloween è diventato un esempio di “appropriazione culturale”. “Penso che sia importante notare che gli studenti in questi campus siano adulti”, commenta la National Review. “E uno di questi adulti sta per impazzire perché uno dei suoi compagni di classe è vestito come un gorilla morto?”. Dopo tutto, esattamente di quale tipo di cultura uno che si veste come Harambe si approprierebbe? La cultura del gorilla?
L’Università del Massachusetts ha bollato invece i meme di Harambe come “micro-aggressioni”. In una e-mail inviata alle matricole, l’amministrazione dell’ateneo ha dichiarato: “Questi commenti non sono solo dispregiativi, ma anche micro-aggressioni”. Questa è una delle parole più usate nella neolingua orwelliana dei campus progressisti d’America. E’ il mondo impazzito del nuovo perbenismo liberal, che prima aveva trasformato Harambe in una “icona culturale” quando era un semplice gorilla nello zoo di Cincinnati abbattuto per salvare un bimbo. E lo stesso perbenismo, per uno strano cortocircuito ideologico, adesso vuole impedire la proliferazione del volto del gibbone nelle università in quanto sarebbe la sentina di una cultura maschilista, machista, razzista. Per un attimo viene da pensare che non avesse tutti i torti Mao tse Tung quando decise di chiudere le università.