Israele, il cancro e l'Anpi
Perché gli ex partigiani volevano trasmettere questo “documentario”?
"Israele - Il Cancro". La pellicola è spiegata così dai loro stessi artefici italo-palestinesi: “L’occupazione nazista israeliana della Palestina si rivela nel suo aspetto peggiore: l’occupazione della mente. Come un cancro mangia piano piano il cervello delle persone: cancerogenesi-diffusione del tumore-cure palliative-metastasi-eutanasia-fine”. Come immaginasse questa “fine” è stata la stessa regista, Samantha Comizzoli, a spiegarlo: “Mi auguro che Israele sprofondi nel nucleo della terra e che quindi l’inferno torni da dove è venuto, all’inferno”. Materiale del genere prolifera in questo tempo di grande e rinnovata ostilità verso il popolo ebraico.
La domanda è un’altra: perché l’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani, lo voleva trasmettere nelle scuole biellesi? Bene ha fatto la provincia di Biella a revocare il permesso all’Anpi di proiettare quel film nelle scuole. In un primo momento, l’associazione partigiani della Valle Elvo aveva chiesto e ottenuto ospitalità negli istituti scolastici del territorio. L’Unione delle comunità ebraiche italiane con la presidente, Noemi Di Segni, ha così scritto al presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia per chiedere che l’associazione impedisse a una propria sezione di patrocinare la proiezione di un film di “una nota attivista antisionista ed antisemita” in una scuola. L’Anpi non è nuova a simili “incidenti”. A Milano, un dirigente dell’Anpi, Mario Petazzini, ha accostato Gaza ed Auschwitz. Smuraglia dovrebbe vigilare un po’ meglio sulle sezioni della sua associazione nel territorio. O non si lamenti, poi, di chi considera l’Anpi non soltanto anacronistica, ma perfino nociva in casi come questi.