"Take Me (I'm Yours)", quando l'arte è da prendere
In Pirelli HangarBicocca un progetto di Boltanski e Obrist che dà libero sfogo a tutto ciò che normalmente nelle mostre non si può fare
A pochi metri di distanza la mostra di Lucio Fontana in qualche modo riassume la storia recente di quanto accaduto in Pirelli HangarBicocca. Intanto nello spazio dello Shed del museo milanese si dà libero sfogo a tutto ciò che normalmente nelle mostre non si può fare. Arriva una nuova versione di uno storico progetto dell'artista Christian Boltanski e del curatore Hans Ulrich Obrist: "Take Me (I'm Yours)". "Vogliamo fare qualcosa che d'abitudine non si può fare in una mostra - ha detto Obrist ad Askanews - evidentemente la cosa principale che non si può fare in una mostra è toccare, e ancora meno togliere questi oggetti. Qui abbiamo questa idea: ognuno può diventare parte della mostra e soprattutto la mostra continua al di fuori dei muri dell'HangarBicocca, fuori dalle mura delle istituzioni dove ha luogo, perché i visitatori sono invitati a portare via tutti gli elementi della mostra, e poi la mostra continua in casa loro. Quindi possiamo dire che a partire da oggi questa mostra ha luogo in decine di migliaia di case di Milano e del mondo".
Lo scambio, la dispersione, la vita delle opere al di fuori e oltre il contesto classico in cui le immaginiamo. Pertanto ecco i cioccolatini di Cartsen Holler con la scritta "Future", oppure le spille irriverenti di Gilbert and George. L'albero dei desideri di Yoko Ono, che accoglie i visitatori all'ingresso dell'Hangar oppure le caramelle alla menta di Félix Gonzalez-Torres, o ancora i ritratti degli spettatori realizzati da un giovane disegnatore, ma con l'imprinting di Francesco Vezzoli. L'idea concettuale che sostiene il progetto si chiarifica ulteriormente quando Roberta Tenconi - che insieme a Chiara Parisi ha co-curato la mostra con Boltanski e Obrist - ci spiega che in linea di principio l'esposizione non dovrebbe avere una data di fine, ma solo aspettare di essere completamente svuotata. Ma, vivendo nel mondo reale, questa data di conclusione c'è (come ci sarà un evento di finissage).
"Per la data di chiusura del 14 gennaio - ha detto Tenconi - speriamo che la mostra sia vuota. Uno degli aspetti fondamentali della mostra è che cambierà, non sarà mai uguale a se stessa, per esempio qui siamo tra le pile di vestiti di Christian Boltanski, speriamo che diventeranno sempre meno, se la gente verrà e inizierà a prendere i vestiti, come succederà come con tante altre opere". All'anteprima stampa è intervenuto anche il presidente di Pirelli HangarBicocca, Marco Tronchetti Provera, che ha accolto con entusiasmo e anche con una battuta il nuovo progetto. "Uno ci può passare una giornata e poi può passare altre giornate nella mostra di Fontana. Quindi lasceremo aperto anche la notte HangarBicocca, perché mi sembra che valga davvero la pena".
Certo è che quando è una figura autorevole come quella di Hans Ulrich Obrist a proporre una tale "eresia" degli spazi museali classici, è molto probabile che dall'Hangar parta anche una sorta di nuovo standard espositivo. Ma lui, da persona intelligente quale è, non eccede con i riflettori su di sé. "E' fondamentale - ha concluso il curatore svizzero - che questa mostra sia nata e sia stata curata insieme all'artista Christian Boltanski e che abbiamo sviluppato dialoghi con tutti gli artisti presenti in mostra e questo aspetto è fondamentale: il curatore impara sempre dagli artisti". Per il pubblico italiano, comunque, la mostra di Pirelli HangarBicocca rappresenta una interessante novità. Ma se nel bookshop si può fare una donazione e riceve in cambio una piccola opera di Gianfranco Barruchello oppure ricevere in dono una parola da Tino Sehgal, allora vuol dire davvero che tutto, per fortuna, può succedere.