Venezia contro il “blocca Venezia”
Il comune ricorre contro il Mibact che vuole governare pure il Canal grande
Sulla Via della Seta, il nostro governo ha steso tappeti di profumati petali d’arancio, senza badare troppo a tutelare i gioielli di famiglia. Ma sulla via d’acqua dell’oriente, la storica Regina dei nostri commerci verso l’India e il Catai, lo stesso governo è pronto ad assumersi gli oneri e gli onori di una tutela manu militari, verrebbe da dire. Fuori di metafora: Venezia. Venezia e le sue vie d’acqua, che per l’appunto portavano all’oriente.
Il ministero per i Beni e le Attività culturali, ultimamente molto attivo in questo genere di materie, ha istituito un vincolo culturale e di “interesse ambientale” su tre aree cruciali della Serenissima, il Canal Grande, il Bacino e il Canale di San Marco e il Canale della Giudecca. Di fatto avocando alle proprie competenze le future decisioni di governo di quei delicati luoghi. Che non sono soltanto monumenti culturali e paesaggistici, cosa che nemmeno un conservatore museale appena avveduto potrebbe pensare, ma sono anche e soprattutto sistemi vivi e di comunicazione di una città. Così la giunta comunale guidata dal sindaco Luigi Brugnaro si è vista costretta, su proposta dell’assessore Paolo Romor, a dare mandato alla propria Avvocatura civica per un ricorso al Tar contro i provvedimenti del Mibact. Sembra il classico conflitto di competenze all’italiana, ma c’è anche di più. Secondo Romor i provvedimenti del ministero rappresentano “una pesante e peraltro inutile e inefficace invasione nelle competenze che altrimenti, e di regola, sarebbero attribuite al Comune per la tutela degli interessi dei residenti”. Funzioni basilari, come “le scelte legate al traffico acqueo, all’organizzazione di approdi, pontili e pontoni” e persino “al passaggio delle grandi navi”. Al momento, invece, tutte le autorità locali competenti vengono escluse. E’ come se un ministero pretendesse di occuparsi persino degli orari dei vaporetti (forse hanno in mente le grandi navi, ma così facendo aggiungono solo burocrazia, allontanando la soluzione). Il tutto, in barba alle esigenze di autonomia, tanto care da quelle parti, e al buon senso amministrativo. Il vizio è culturale: è il sospetto statalista verso la capacità (e il diritto) della società di governarsi da sé. Cinque stelle in Laguna.