Editoriali
Basta veleno contro J. K. Rowling
Finora la scrittrice era rimasta sola nella comunità letteraria a fronteggiare una fiumana di minacce di morte, di stupro e di definizioni odiose, come “strega femminazi”. Ora diversi autori inglesi come McEwan la difendono
Figure di spicco della cultura inglese, tra cui il romanziere Ian McEwan e il drammaturgo Tom Stoppard, hanno firmato una lettera in cui denunciano l’“incitamento all’odio” contro l’autrice di “Harry Potter”, J. K. Rowling, per i suoi commenti sui transgender. “Rowling è stata vittima di un assalto che mette in luce una tendenza insidiosa, autoritaria e misogina sui social media”, hanno scritto i 58 firmatari della lettera pubblicata sul quotidiano britannico Sunday Times. “Questo è solo l’ultimo esempio di incitamento all’odio diretto contro lei e altre donne”. La pubblicazione dell’ultimo libro della Rowling, sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith, ha riacceso il dibattito sempre più tossico. “Come molti altri, sono rimasto inorridito dal trattamento grottesco di J. K. Rowling, che ha ricevuto i più vili abusi per avere osato sfidare l’ideologia estremista del gender”, ha detto l’autore Simon Edge, uno dei firmatari della lettera.
L’appello degli scrittori e degli artisti britannici è importante, perché finora Rowling era rimasta praticamente sola nella comunità letteraria a fronteggiare una fiumana di minacce di morte, di stupro e di definizioni odiose, come “strega femminazi”. Hanno ragione gli scrittori, dunque, ma c’è un di più, un di più che va oltre la mera misoginia denunciata nella lettera, visto e considerato l’unanime consenso raccolto da attori, scrittori e artisti contro la Rowling e schierati a favore del gender. Questa scrittrice e femminista classica (ora le chiamano “terf”) è accusata di essere lei la vera incitatrice all’odio, di essere “esclusivista”, di stigmatizzare i trans. Nel grande labirinto ideologico che è la nuova identità di genere (“lgbtqiapk”), è in nome dell’inclusione che si orchestrano campagne d’odio.