il doodle di oggi

Vita e segreti di Jan Vermeer, misterioso pittore fiammingo

Nonostante poche informazioni sulla vita dell'artista e un numero ridotto di opere arrivate fino a noi, la bellezza dei suoi dipinti l'ha reso il massimo esponente della pittura del suo tempo. Google lo celebra oggi con un doodle e una recente ricerca rivela un aspetto inedito della sua tecnica

Redazione

Senza bisogno di alcuna ricorrenza in particolare (non si sa quando nacque ma venne battezzato il 31 ottobre 1632 e morì nel dicembre 1675), il doodle dell’homepage di Google di oggi è dedicato a Johannes Vermeer, pittore simbolo dell’arte fiamminga.

 

La vita (misteriosa) di Veermer

Dell’artista - vissuto nell’Olanda del XVIII secolo e autore di uno tra le opere più conosciute dell’arte mondiale di ogni tempo, “Ragazza col turbante” - sappiamo poco: le informazioni sulla sua vita risalgono a quanto ricostruito grazie ai documenti ufficiali o a informazioni su suoi contemporanei. Allo stesso modo, il numero di opere arrivate fino ai giorni nostri ammonta in tutto a poco meno di una quarantina. Eppure la bellezza dei suoi quadri lo ha reso massimo esponente della scuola pittorica fiamminga del secolo d’oro. 

 

Nato a Delft – dove morirà 43 anni dopo – da famiglia protestante di commercianti, rimane orfano di padre molto presto. A poco più di vent’anni sposa Catherina Bolnes, figlia di una ricca famiglia cattolica, e abbandona il protestantesimo. Nello stesso anno s’iscrive alla gilda di San Luca, la corporazione di artigiani e artisti attiva nelle Fiandre e nei Paesi Bassi, di cui diventò presto capo, nel 1662. Grazie al mecenatismo di mercanti e ricchi cittadini riuscì a esprimere il suo talento nella pittura, ma negli ultimi anni della sua vita versò in difficoltà finanziarie. Anche in quegli anni duri non rinunciò a fare largo uso del blu oltremare, un pigmento dal costo proibitivo ottenuto dal lapislazzuli. La qualità eccezionale dei suoi dipinti è dovuta anche alla grande cura posta dall'artista nella preparazione dei colori a olio e nell'estrema ricercatezza dei migliori pigmenti rintracciabili all'epoca. Vermeer usò il costosissimo colore in tutti i suoi dipinti non solo in purezza, ma anche per ottenere sfumature di colore intermedie.

  

Nel corso della sua esperienza umana e artistica, Vermeer ritrasse interni borghesi e spaccati di vita quotidiana con grande cura e minuziosa attenzione ai particolari. Continua a stupire la scrupolosa precisione di Vermeer nel rappresentare anche i dettagli più minuti e la sua abilità mozzafiato nel ritrarre gli effetti di luci e ombre nei suoi caratteristici interni. Per lungo tempo accademici e storici dell’arte si sono chiesti se l’artista realizzasse i suoi dipinti con l'impiego di una camera oscura, strumento ottico che portò all'invenzione della fotografia e questo spiegherebbe come mai non sono arrivati a noi i preparativi cartacei delle sue tele. Sull’ipotesi, però, non si è ancora arrivati a una risposta univoca. 

 

Una produzione relativamente scarsa

Marjorie Wieseman, curatrice della National Gallery of Art di Washington Dc e capo del dipartimento dei dipinti del Nord Europa, ha spiegato che gli esperti ritengono Vermeer un perfezionista ossessivo, che lavora "lentamente, ogni molecola del dipinto è eseguita scrupolosamente". Questo, osserva, è il modo in cui alcuni storici dell'arte spiegano perché oggi esistono solo 36 suoi dipinti. Anche se, aggiunge Wieseman, "i suoi 11 figli potrebbero aver avuto qualcosa a che fare con questo".

  

Cosa sappiamo oggi della tecnica di Vermeer

Tuttavia la tecnica di Vermeer non è tutta qui. E a spiegarla ci ha pensato la scienza. 

 

Per diversi mesi nel 2020, con il museo chiuso al pubblico a causa della pandemia, i quattro Vermeer della National Gallery sono stati spostati nel laboratorio di imaging chimico (normalmente i capolavori molto popolari non vengono rimossi dalle pareti tutti insieme). Nel giugno 2021 il team di ricerca ha condiviso i risultati preliminari: Vermeer non era il perfezionista lento che ha fama di essere, o almeno non del tutto.

Utilizzano tecnologie avanzate sono state generate centinaia di "immagini chimiche" dei dipinti che consentono di "vedere" negli strati di vernice e comprendere meglio il processo di pittura. È come creare una mappa chimica dettagliata della tecnica creativa dell'artista o, come dice Wieseman, "guardare oltre le spalle dell'artista mentre lavora".  Sotto la superficie dei quadri, gli scienziati sonostati così in grado di fornire immagini del bozzetto preparatorio (uno schizzo dipinto in bianco e nero) e della pittura di fondo. 

Ecco la rivelazione che ha lasciato a bocca aperta la squadra. Sotto la superficie, si possono vedere prove di pennellate rapide, abbozzate, spontanee e talvolta fitte. È come se Vermeer spostasse gli elementi in un impetuoso processo di scoperta, provando e rifiutando approcci diversi. L'opposto del perfezionista scrupoloso che procede "molecola per molecola". Quindi, cosa rende un Vermeer un Vermeer? Una prima fase energica, ispirata, creativa. Per il pittore fiammingo arrivare a quella caratteristica rappresentazione effervescente della luce doveva essere un viaggio complesso e multifase, nel quale creava e rivedeva gli strati che fungono da base per il lavoro finito che vediamo oggi.

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