editoriali
Le dimissioni lampo dell'ad di ItsArt e il progetto sgonfio di Franceschini
Dalla Netflix della cultura al patapumfete della cultura. La debolezza del progetto è strutturale, e si vede
Lungi da noi il sospetto di “schadenfreude”, e anche se all’inizio dell’avventura non avevamo lesinato dubbi e qualche motivata critica sulla necessità e robustezza del progetto, oggi non può che prevalere una certa preoccupazione. Anche perché lì dentro ci sono denari pubblici – dieci milioni di Cdp: troppo pochi per un progetto importante, ma pur sempre molti nel caso venissero sprecati – e ancor più perché in quel progetto era riposta una grande ambizione. Quantomeno di Dario Franceschini. La Netflix della cultura. Che non è defunta, ovviamente, ma il segnale non è certo incoraggiante.
Guido Casali, amministratore delegato di ITsART, la piattaforma digitale lanciata dal ministro della Cultura con l’immaginifica formula che le è restata appiccicata, si è dimesso dopo soli tre mesi dalla nomina. “Motivi personali” ufficialmente, ma Ansa aveva riportato “divergenze sulle strategie di sviluppo”. Casali è un manager stimato, arrivava da Nexo+, la piattaforma on demand che fornisce contenuti culturali a Sky Arte e Raiplay.
La debolezza del progetto è strutturale: ITsART non è una piattaforma di produzione, ma di distribuzione di contenuti forniti da altre istituzioni culturali in cambio degli introiti degli incassi. Una formula macchinosa, difficilmente redditizia, immaginata in fretta un anno fa come risposta (tampone?) al lockdown della cultura. Era stato notato che, per distribuire eventi prodotti da teatri, musei o quant’altro (e anche per produrne e coprodurne) esiste già la Rai: pubblica e dotata di forza di spesa gigantesca. A che poteva servire un’altra piattaforma, sempre pubblica ma decisamente più piccola?
Dopo la prima alleanza con Chili, non proprio un gigante, ora ITsART ha stretto un rapporto con la piattaforma Media-Maker, ma si rimane molto lontani dalla forza d’urto di Netflix (quella vera) ormai in Italia una potenza rivale della stessa Rai e di altri concorrenti. Le dimissioni di Casali possono avere varie motivazioni. Ma è difficile che credere non abbiano un rapporto diretto con la debolezza del progetto.