1912: il presidente più giovane d'America, Theodore Roosevelt (Foto di Topical Press Agency/Getty Images)

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Giù tutta la storia occidentale. Via anche il monumento a Roosevelt

Redazione

La statua dell’ex presidente americano che dal 1940 si ergeva davanti al Museo di Storia naturale di New York è stato rimossa: simbolo di colonialismo e razzismo. Donald Kagan lo aveva previsto

Il monumento all’ex presidente americano Theodore Roosevelt che dal 1940 si ergeva davanti al Museo di Storia naturale di New York è stato rimosso. Da tempo era finito nel mirino delle critiche come simbolo di colonialismo e razzismo. Qualche settimana fa era stato Thomas Jefferson, l’autore della Dichiarazione di indipendenza, a essere fatto sloggiare dal municipio di New York.  

   

Questa ondata anti monumenti aveva avuto origine come una legittima protesta: la presenza di statue dedicate ai confederati erette durante l’èra delle leggi Jim Crow per perpetuare il mito della causa perduta e promuovere il suprematismo bianco. Ora è un processo volto a sradicare interi pezzi della storia americana. A Boston abbiamo visto il vandalismo al Regiment Memorial, un monumento al primo reggimento afroamericano che ha combattuto nella guerra civile ed emblema della riconciliazione e dell’armonia razziale. Poi hanno rovesciato una statua di Ulysses S. Grant a San Francisco. Non importa che da presidente, Grant abbia imposto l’èra della Ricostruzione, abbia fatto pressioni per l’approvazione del quindicesimo emendamento e abbia perseguito il Ku Klux Klan. A San Francisco hanno tolto il nome di Abraham Lincoln dalle scuole (poi, viste le proteste, i talebani woke si sono rimangiati la decisione). Poi la statua di George Washington a Portland. E così via. 

    

Trent’anni fa, il grande grecista di Yale Donald Kagan, autore di un saggio-capolavoro sulla guerra del Peloponneso e scomparso nell’agosto del 2021, tenne un discorso epocale alla classe di laureandi del 1991. Fece scalpore e fu accusato di “razzismo”. Cosa disse di così scandaloso? “Lo dico senza imbarazzo da immigrato dalla Lituania, un piccolo paese ai margini dell’occidente: che strano che si scelga questo momento per dichiarare la civiltà occidentale irrilevante, non necessaria e persino malvagia, quando la cultura occidentale è il più potente paradigma al mondo”. Aveva visto giusto.