Più lavoro in un'Italia sempre più vecchia. Cosa dice l'Istat
La situazione del paese nell'Annuario statistico italiano 2016
Meno matrimoni e figli per una popolazione sempre più vecchia, ma con più lavoro, più possibilità economiche e con un livello di istruzione più alto nonostante un calo di iscritti alle scuole dell’obbligo, dovuto però in gran parte al calo delle nascite. Questa, in un’istantanea, la situazione complessiva dell’Italia che emerge dall’”Annuario statistico italiano 2016” dell’Istat.
Il paese, almeno secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica, sta economicamente meglio e si sono ridotti i divari territoriali esistenti tra nord, mezzogiorno e sud. Nel 2015 gli occupati in Italia sono 22 milioni e 465 mila, 186 mila in più rispetto all’anno precedente (più 0,8 per cento), il tasso di occupazione è al 56,3 per cento (più 0,6 punti percentuali rispetto al 2014) e il numero di disoccupati è diminuito del 6,3, facendo scendere il tasso di disoccupazione all’11,9 per cento rispetto al 12,7 dell’anno precedente. Tutto ciò, oltre che all’aumento della fiducia per il futuro, ha contribuito a far aumentare, anche se in misura lieve, la spesa media mensile familiare che nel 2015 si è attestata a 2.499,37 euro, con una decrescita del 4,9 per cento delle famiglie costrette limitare la qualità e la quantità dei prodotti alimentari per questioni di bilancio.
Dati positivi smorzati però dalla constatazione che l’Italia è un paese sempre più vecchio. Al 31 dicembre 2015 infatti ogni 100 giovani ci sono 161,4 over-65: il secondo paese in Europa per processo di invecchiamento della popolazione (dietro solo la Germania). Il problema è che facciamo pochissimi figli: nel 2015 il quoziente di natalità è infatti sceso a 8 nati per mille abitanti, 0,3 punti percentuali in meno rispetto a quello dell'anno precedente. I bambini nati infatti sono passati da 502.596 a 485.780. E al contempo aumentano i morti. Se infatti il numero di decessi nel 2014 era di nemmeno 600 mila persone, nel 2015 questo è salito a quota 647.571. Un processo che ha abbassato la speranza di vita (alla nascita) a 80,1 anni, rispetto agli 80,3 dell'anno precedente.
Se sono in calo omicidi (meno 2,7 per cento rispetto al 2013) e rapine (meno 10,3 per cento), aumenta la percezione del rischio della criminalità. Nel 2016 infatti il 38,9 per cento delle famiglie italiane hanno indicato il rischio di criminalità come un problema presente nella zona in cui abitano. L'indice era al 30 per cento nel 2014. A pesare su questo dato c'è soprattutto l'aumento della percezione del rischio terrorismo.
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