L'uomo che ha ucciso la moglie a colpi di piccone e gli appartamenti giapponesi che favoriscono la vita di coppia

Redazione

Il medico ammazzato a calci in discoteca e quel manesco di Vladimir Putin

    DELITTI

     

    Antonia Cirasola, 56 anni. Residente a Gioia del Colle (Bari), da qualche tempo litigava di continuo col marito Pietro De Mattia, 66, a causa di una villa in campagna: lei voleva venderla, lui ristrutturarla. L’altro giorno i due andarono nella casa disabitata di un parente per aprire le finestre e mettere in ordine, a un certo punto però presero a discutere per la solita villa e d’un tratto il De Mattia, afferrato un piccone, glielo suonò più volte sulla testa.

    Alle 12.30 di domenica 15 febbraio in una casa in via Adamo, a Gioia del Colle (Bari).

     

    Antonio Mocci, 26 anni. Di Villacidro (Cagliari), l’altra sera fece entrare a casa sua l’amico e compaesano Stefano Corona, 24 anni, per discutere della vendita di qualche dose di droga. Tra i due però scoppiò una lite e il Corona, tirato fuori un coltello, glielo infilò più volte in tutto il corpo. Quindi, quando lo vide in terra in una pozza di sangue, prese una spranga di ferro e gliela suonò sulla testa.

    Sera di venerdì 20 febbraio in via Regione Sardegna a Villacidro, cittadina del Medio Campidano a 50 chilometri da Cagliari.

     

    Aldo Naro, 25 anni. Originario di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, figlio di un colonnello dei carabinieri e di un’insegnante in pensione, bravo ragazzo, modi gentili, tifoso della Juventus e appassionato di Fantacalcio, laureato da sette mesi in Medicina, voleva diventare cardiologo. L’altra sera, con la fidanzata Simona Di Benedetto e alcuni amici, andò nella discoteca di Palermo Goa per la classica festa di carnevale. Verso le tre di notte un diciassettenne dello Zen, figlio di un pregiudicato, sfilò dalla testa di un suo amico un cappello da cowboy. Ne nacque una lite, Aldo si mise in mezzo per fare da paciere ma il diciassettenne lo prese a cazzotti e quando cadde in terra gli sferrò un calcio in testa che lo uccise (morto pochi minuti dopo il ricovero in ospedale).

    Notte tra sabato 14 e domenica 15 febbraio nella discoteca Goa di Palermo.

     

    SUICIDI

     

    Louis Conetta, 55 anni. Origini francesi, sposato, tre figli, titolare di una piccola azienda d’impianti elettrici nella periferia di Lamezia Terme, l’altro giorno, dopo aver letto la cartella di Equitalia che l’obbligava a pagare circa 400 mila euro, altrimenti gli avrebbero pignorato tutto, andò nel suo capannone, legò una corda a una trave, l’altro capo se lo girò attorno al collo, e si lasciò penzolare. Un biglietto, scritto su un foglietto con un pennarello: «Perdonatemi».

    Mercoledì 18 febbraio a Lamezia Terme.

     

    N.S., 22 anni. Studente universitario della facoltà di Biologia dell’Università di Padova, da qualche tempo era assai depresso sia perché era in ritardo con gli esami, sia per una delusione amorosa. L’altra sera scrisse a un amico un sms con una sola parola, «addio», quindi si stese sui binari nei pressi del passaggio a livello di San Zeno di Cassola, e si lasciò stritolare da un treno.

    Dopo le 22 di mercoledì 18 febbraio nei pressi del passaggio a livello di San Zeno di Cassola, sulla linea Venezia-Trento.


     

     

    AMORI

     

    VASCA L’architetto Rintaro Kikuchi in Giappone ha progettato delle case che dovrebbero favorire la vita di coppia e renderla più piacevole. Per disegnarle ha consultato anche una sessuologa. Ne sono venuti fuori degli appartamenti molto spaziosi, con un locale che comprende cucina, vasca da bagno e un palo da lap dance al centro. Nelle intenzioni, questa stanza permette insieme la preparazione del cibo e il relax. Negli appartamenti, inoltre, ci sono numerose finestre e i materiali usati nella costruzione degli edifici comprendono terra e alghe fossili. Così si dorme meglio, ci si sveglia freschi al mattino e si diventa più attivi, si sorride di più e si producono più feromoni, gli ormoni dell’attrazione sessuale.

    Ettore Bianchi, ItaliaOggi 19/2

     

    LJUDMILA La Zdf, secondo canale della televisione pubblica tedesca, in un documentario intitolato Mensch Putin ha detto che il presidente russo è stato manesco con l’ex moglie Ljudmila e che questa sarebbe stata la causa del divorzio. Inoltre: all’inizio della carriera di spia «era depresso, grasso e pigro», ama dormire fino a tardi e nel 2010 s’è fatto un lifting agli occhi.

    Daniel Mosseri, Libero 20/2

     

    DONNE/1 In India lo stupro coniugale non esiste: la legge dice che «gli atti sessuali compiuti da un uomo sulla propria donna (con più di 15 anni) non possono essere considerati stupro». Invece a Malta si possono rapire le donne, ma solo se poi segue un matrimonio. Così dice la legge: «Se il rapitore sposa tale donna, egli non sarà perseguibile». Se il matrimonio si verifica dopo il processo e la condanna, questa verrà subito cancellata. In Libano il matrimonio riparatore vale anche per lo stupro. In Nigeria la violenza di un marito «al fine di correggere la moglie» è lecita. In Cina le donne non possono «lavorare in miniera» o fare mestieri faticosi. In Russia, «le mansioni dure e pericolose sono vietate alle donne». Tra i lavori vietati (456): il conducente di treni, il carpentiere, il pompiere. In Arabia Saudita le donne non possono guidare. Le donne tunisine e degli Emirati Arabi ereditano la metà di quanto spetterebbe loro se fossero uomini. In Israele hanno un diritto minore di separarsi rispetto ai marito. In Mali dopo il divorzio una donna può risposarsi solo dopo aver aspettato almeno tre mesi, mentre una vedova non può risposarsi prima che siano trascorsi quattro mesi e dieci giorni dalla morte del coniuge. Se è incinta deve aspettare fino a dopo il parto.

    Dagospia.com 19/2

     

    DONNE/2 Nel Medioevo, una donna stuprata per sporgere denuncia doveva fare ricorso alla mediazione di un uomo perché non poteva farlo da sola. Dopo la querela, alcune donne erano incaricate di ispezionarla fisicamente. I testimoni dovevano confermare la sua buona reputazione e di averla sentita gridare al momento dei fatti. Per far accogliere la querela, infine, doveva stracciarsi le vesti, graffiarsi il viso, strapparsi i capelli e urlare il nome dell’aggressore.

    Didier Lett, Uomini e donne nel Medioevo, Il Mulino, 2014