Il ragazzo accoltellato per 10 euro e il calco del pene di Bieber vale un milione di dollari
DELITTI
Ana Maria Florin, 23 anni. Romena, una figlia di 2 anni da una precedente relazione, per sei mesi aveva convissuto col camionista Santo Pisano, 54 anni, divorziato e padre. Siccome continuava a frequentare altri uomini, il Pisano, dopo l’ennesima scenata di gelosia, domenica scorsa l’aveva cacciata di casa e lei, con la figlioletta, s’era sistemata da un’amica. L’altra sera il Pisano la raggiunse per portarle degli abiti, subito tra i due scoppiò una lite e d’un tratto l’uomo, davanti agli occhi della bambina e della padrona di casa, tirò fuori una magnum 357 e le sparò addosso sei colpi. Quindi, quando la vide cadavere in una pozza di sangue, andò a bussare ai carabinieri.
Poco dopo le 20 di lunedì 26 ottobre in via Guido Rossa a Niscemi, Caltanissetta.
Marco Gentile, 18 anni. Di Catanzaro, figlio di genitori separati, la madre cuoca, il padre con qualche lavoro saltuario, innamoratissimo della nuova fidanzatina, «sempre sorridente», appassionato di hip hop, giocava nella squadra di calcio a cinque del suo quartiere. Poco incline allo studio, il vizio degli spinelli, aveva un precedente per detenzione di marijuana. Nella sua compagnia d’amici un Nicolas Sia di 19 anni, genitori separati pure lui, la mamma dipendente della Telecom, il padre titolare di un ingrosso di bibite, chiuso e introverso da quando nove anni fa il fratello maggiore s’era suicidato per amore, una denuncia per porto abusivo di coltello. Una settimana fa Gentile aveva comprato dal Sia uno spinello ma poi si era rifiutato di dargli i dieci euro che quello chiedeva perché, gli aveva detto davanti agli amici, la roba non era buona. Sabato sera il Sia, che aveva giurato di fargliela pagare, raggiunse il Gentile ai giardini di San Leonardo e davanti ad altri quattro ragazzi, tirato fuori un coltello a serramanico, gli infilò la lama tre volte al collo, uno allo sterno, uno alla spalla e uno alla mano (morto poco dopo l’arrivo in ospedale). Un minorenne si mise di mezzo ma Sia gli strappò la felpa col coltello e subito dopo scappò via: andò in scooter prima a casa della madre, poi in periferia, dal padre. Lì lasciò il motorino e si diresse a piedi nella vicina campagna dove i carabinieri lo trovarono sotto un albero, seduto, gli abiti zuppi di sangue.
Alle 18.40 di sabato 24 ottobre ai giardini di San Leonardo, a Catanzaro.
Giuseppe Sciannimanico, 28 anni. Barese, agente immobiliare, figlio di un dipendente dell’Acquedotto pugliese e di una casalinga, fidanzato con una parrucchiera, pieno di amici, benvoluto da tutti e a detta di tutti «bravissimo ragazzo». L’altro giorno ricevette la telefonata di uno che gli chiedeva di valutare un immobile, fissarono un appuntamento alle 18.30, Sciannimanico ci andò in scooter ma appena scese l’altro tirò fuori una pistola calibro 9 e gli sparò due colpi: uno al torace, uno al collo. Venne poi fuori che il killer da giorni era pronto a ucciderlo tanto che aveva fissato, sempre con il nome falso, altri appuntamenti poi andati a vuoto. La polizia sta spulciando le operazioni di compravendita degli immobili più recenti conclusi da Sciannimanico. L’obiettivo è capire se la vendita di un appartamento o di un locale, la valutazione di un alloggio, abbiano potuto scontentare qualcuno.
Alle 18.30 di giovedì 29 ottobre in via Tenente De Liguori, quartiere Japigia, Bari.
SUICIDI
Alessio De Palmi, 31 anni. Appuntato dell’Arma in servizio a Vallecrosia, compagnia carabinieri di Bordighera, sposato, un figlio piccolo, tempo fa aveva avuto una relazione con Barbara «Babi» Zanini, 33 anni, arrivata in Riviera dal Bresciano. Poi aveva deciso di troncare ma la donna, che non ne voleva sapere, continuava a pubblicare su Instagram, visibili da tutti, foto di loro due che si baciavano e abbracciavano, i loro polsi uniti dalle manette d’ordinanza, le tazze del caffè vicine all’ora della colazione in casa di lei, eccetera. L’altra notte la Zanini telefonò a casa del De Palmi nel cuore della notte, scatenando una lite in famiglia. Subito dopo il carabiniere andò a casa sua, le citofonò, lei lo aspettò in pigiama con la porta aperta, lui entrò e le sparò un colpo in testa. Quindi si ficcò l’arma in bocca e fece fuoco. De Palmi è morto sul colpo, la Zanini lotta per la vita in ospedale dopo che ci sono volute cinque ore per toglierle dal cranio tutti i frammenti del proiettile calibro 35 sparato da pochi centimetri di distanza.
Dopo le due e mezza di notte di sabato 24 ottobre in un appartamento con vista sul mare ad Arma di Taggia, vicino Sanremo.
Claudia Racciatti, 29 anni. Originaria di Vasto (Chieti), tenente dei carabinieri a Roma, figlia di un ufficiale del Corpo forestale, estroversa, solare, bella, bionda, fisico da pin up, dopo essersi aggiudicata il titolo di Miss Abruzzo undici anni fa aveva partecipato a Miss Italia arrivando tra le finaliste. Da qualche tempo assai angosciata perché, accusata di furto da un commilitone, temeva un’azione disciplinare, l’altra mattina era in caserma quando d’un tratto, davanti a due ufficiali, si puntò la pistola d’ordinanza al cuore e fece fuoco.
Mattina di venerdì 30 ottobre nella caserma Carlo Alberto Dalla Chiesa a Roma.
AMORI
PARTY Roberto Bolle, fotografato a Milano mentre abbraccia e bacia appassionatamente il chirurgo plastico Antonio Spagnolo, visto spesso in tv e protagonista del programma Bella più di prima. Pare che i due si siano conosciuti non molto tempo fa a un party di un’amica comune e che da allora siano inseparabili.
Gabriele Parpiglia, Chi 28/10
CULIMONI Secondo Vittorio Sgarbi i matrimoni omosessuali «dovrebbero essere chiamati “culimoni” perché non c’è maternità possibile. Ma meglio due padri che nessuno».
Lui. Fra., Il Tempo 30/10
MAMME In Danimarca un bambino su dieci è concepito da una donna single con lo sperma di un donatore. La Cryos (banca del seme danese) fa sapere che il 50% delle donne che si rivolge a loro non ha un compagno e si prevede che entro il 2020 saliranno al 70%.
D - la Repubblica 24/10
SCAPPATELLE Nel libro scritto con Annalisa Chirico (Confessioni di un anticonformista. Storia della mia vita, Marsilio), Umberto Veronesi ha ricordato anche il giorno in cui confidò alla moglie Sultana Razon, detta Susy, un’avventura extraconiugale da cui è nato un figlio. Era una domenica mattina del 1989: «Era primavera e io guidavo con le mani contratte sul volante. Avevo rimandato tante volte quella confessione. Il mio settimo figlio, Francesco, è nato quando avevo sessant’anni ed è stato il frutto di una passione profonda: Emanuela, con la quale ho lavorato per la costituzione dell’Associazione italiana di ricerca sul cancro. Aveva una ventina d’anni meno di me, era molto bella e single. Mi amava molto e voleva a tutti i costi un figlio da me. Sapeva che non avrei lasciato la mia famiglia, ma non le importava». La prima reazione di lei fu terribile: «Mi guardò raggelata e mi chiese di ripetere quello che avevo detto. Mi disse che credeva di morire, e io sapevo di averla ferita. Sulle prime fu categorica: non avrebbe mai potuto perdonarmi; dovevo andarmene di casa. Quando le dissi con tono definitivo: “Allora vuoi che vada via?”, mi rispose che, nonostante tutto, non voleva che abbandonassi il tetto coniugale». Più tardi, in un’autobiografia, Sultana Razon disse di non averlo cacciato via per non privare i suoi figli del padre. Ma la vita coniugale per lei non fu facile, anche se continuarono a dormire nello stesso letto: «Ci rincantucciavamo ai due lati opposti, voltandoci le spalle». Tra le tante esperienze di sofferenza per lei, quel pomeriggio poco prima di Natale, quando lo vide per strada sorridente a braccetto alla sua amante, mentre in tanti anni di matrimonio non aveva mai voluto accompagnarla a fare acquisti perché «andare in giro sottobraccio è un atteggiamento piccolo borghese». Veronesi, però, dice di non essersi mai innamorato di un’altra donna: «Le mie scappatelle sono sempre state faccende superficiali che si risolvevano in una notte o poco più». Nonostante le difficoltà, Sultana Razon gli è ancora accanto: «È una donna speciale. Ebrea, a nove anni è stata deportata con l’intera famiglia in un campo di concentramento, prima a Ferramonti di Tarsia e poi a Bergen-Belsen. È stata un’esperienza terribile, cinque anni che l’hanno profondamente segnata. Nonostante questo, in una Milano in rovina, Susy si è rimboccata le maniche e ha fatto diversi mestieri per mantenersi agli studi di medicina. È diventata pediatra. Pur avendo partorito sei figli, non ha mai preso un giorno di maternità».
il Giornale 29/10
LABIOPLASTICA La Società Americana di Chirurgia Estetica (Asaps) dice che da 2013 al 2014 sono aumentate del 49% le donne che si sono sottoposte a un intervento per rimodellare la vagina. Tra gli interventi più richiesti, la labioplastica sulle grandi e sulle piccole labbra per rimpicciolirle o correggerne le asimmetrie. Poi c’è la vaginoplastica, che mira a restringere gli organi genitali, per mascherare gli effetti dell’età o del parto. Un’operazione di labioplastica costa tra 6mila e 8mila dollari, mentre per una procedura non invasiva come la “Thermiva” (tre sedute per il restringimento della vagina tramite onde radio) si scende a 3mila dollari.
Dagospia 29/10
DILDO Clone-A-Willy, azienda di sex toy che vende kit per realizzare vibratori modellati su membri veri, ha offerto a Justin Bieber un milione di dollari per fare un dildo dal calco del suo pene. L’interesse per i genitali di Bieber è cresciuto dopo la diffusione delle sue foto nude mentre era in vacanza a Bora Bora. Sebbene Bieber abbia dichiarato di essersi sentito violato dagli scatti rubati nella sua intimità, in seguito ha scherzato dicendo che il suo membro nelle immagini è addirittura rimpicciolito. Il sostegno più grande glielo ha dato suo padre Jeremy, che, fierissimo, in un tweet ha chiamato quei genitali “Bieberconda” chiedendo: «Come sazi la bestia?». Poi però li ha cancellati dal profilo.
Catherine Scott, Daily Dot - Dagospia 27/10)
BACI Daniel Craig, «miglior baciatore del cinema» secondo Angelina Jolie.
Gloria Satta, Grazia 29/10
Il Foglio sportivo - in corpore sano