Loredana Bertè (foto LaPresse)

Il ragazzo che ha soffocato la madre e quando Loredana Berté respinse Robert Duvall

Redazione

    DELITTI
     

    Paola Borghi, 65 anni. Romana, ex funzionaria della Asl, «colta, sensibile», impegnata politicamente a sinistra. Madre di Lorenzo, 24 anni, studente di Scienze statistiche alla Sapienza, a detta dei vicini bravo ragazzo con qualche problema («a volte il suo sguardo ti metteva paura») che portava il cognome della madre perché il padre era sparito quando aveva solo 2 anni. L’altra notte il ragazzo si avvicinò in punta dei piedi alla mamma che dormiva e le pigiò sul volto un cuscino imbevuto di solvente. Lei si svegliò, reagì, cadde sul pavimento. Lui le infilò uno straccio in gola ma siccome in quel modo non riusciva ad ammazzarla afferrò di nuovo il cuscino e glielo premette a lungo sulla faccia. Quindi per esser certo che non potesse respirare le strinse una molletta al naso. Infine chiamò la polizia: «Ho trovato mamma sul pavimento con un cuscino in faccia. A svegliarmi sono stati strani rumori, è stata uccisa da un ladro entrato in casa con le chiavi che lei aveva perso qualche giorno fa. Mancano pure i soldi che aveva ritirato  al bancomat». Dopo dieci ore di interrogatorio crollò: «La odiavo da anni, mi nascondeva tutto, anche chi fosse mio padre. Era oppressiva, non era mai contenta di quello che facevo».
    Notte tra martedì 21 e mercoledì 22 giugno in un appartamento in via Enea 53 all’Alberone, rione popolare sull’Appia, Roma.

     

    Angela Cantarella, 76 anni. Di Aci Bonaccorsi (Catania), l’altro giorno si accorse che il suo tuttofare, un romeno di 26 anni, le aveva rubato qualcosa. Allora lo raggiunse nel pollaio, tra i due scoppiò una lite e lui le strinse le mani al collo finché non smise di respirare.
    Sabato 18 luglio a Aci Bonaccorsi, provincia di Catania.

     

    Davide Giuliani e Simona Rossi, 45 e 50 anni. Marito e moglie, piacentini, titolare di un’armeria lui, maestra d’asilo lei. A detta di tutti «uniti, tranquilli, affiatati». L’altra mattina la donna, «solare, sempre sorridente», come d’abitudine andò in panetteria in bici per prendere una focaccia e portarla al consorte. In serata i due erano nella loro villetta quando chissà perché lui prese una 357 Magnum, raggiunse la moglie in camera da letto e le sparò due colpi nella testa. Quindi si sedette su una poltrona lì accanto, si puntò l’arma alla tempia e fece fuoco.
    Pomeriggio di giovedì 23 giugno in una villetta in via Maggi a Piacenza.

     

    Bruna Innocenti, 93 anni. Fiorentina, da poco ricoverata in una casa di riposo, incapace di intendere e di volere, madre di Carlo Davitti, 73 anni, che l’adorava e di vederla in quelle condizioni non ne poteva più. L’altra mattina durante la consueta visita il Davitti spinse la carrozzella della mamma fino in terrazzo e lì le sparò un colpo di pistola alla testa. Quindi si puntò l’arma alla tempia e fece fuoco.
    Verso mezzogiorno di domenica 19 giugno nella Residenza sanitaria assistenziale di via del Guarlone 28 a Firenze.

     

    Maria Ungureanu, 9 anni. Romena, lunghi capelli biondi e sguardo timido, figlia di una badante e di una giardiniere, nel 2013 assieme alla mamma Andrea, 27 anni, aveva raggiunto il padre Mario che già da tempo viveva a San Salvatore Telesino, piccolo centro del Sannio in provincia di Benevento. Si era iscritta alla seconda classe della scuola elementare «San Giovanni Bosco» e poi, pian piano, si era perfettamente integrata nella piccola comunità. Era diventata chierichetta della chiesa di Santa Maria Assunta, frequentava il corso di catechismo, si preparava alla promozione in quarta e alla prima comunione. Domenica sera, il paese in festa per il patrono Sant’Anselmo, mangiò un panino e uscì di casa. Verso le 21.15 la videro nel piazzale dove erano state montate le giostre, poi sparì nel nulla. Verso mezzanotte la trovarono cadavere, nuda, nella piscina di un agriturismo lì vicino. Sul bordo una sedia con i vestitini piegati, sul prato le scarpe e le mutandine appallottolate. L’autopsia svelò che qualcuno l’aveva stuprata e poi l’aveva gettata nella piscina, forse stordita da alcol o droghe, lasciandola annegare (martedì è stato iscritto nel registro degli indagati, per omicidio e violenza sessuale, Daniel Petre Ciocan, romeno, 21 anni, operaio saltuario, che nel pomeriggio l’aveva portata a fare un giro in auto. Nei giorni successivi la posizione del ragazzo s’è attenuata: i sospetti degli inquirenti si concentrerebbero su altri due individui, romeni pure loro. Daniel resta comunque centrale nelle indagini. Perché racconta che domenica pomeriggio quando Maria andò in auto con lui a Telese, senza riuscire ad arrivarci a causa della strada interrotta, gli disse che c’era un’amichetta che la infastidiva. E aggiunge di non sapere a chi si riferisse. Però carabinieri e magistrati non gli credono. Il sospetto è che non di un’amichetta gli avesse parlato Maria, ma di un adulto. Sul quale magari la bambina gli avrebbe dato anche indicazioni utili a identificarlo – se non fatto addirittura il nome – ma che oggi lui non riferisce per paura o perché teme di inguaiare un connazionale, qualcuno che conosce).
    Sera di domenica 19 giugno in un agriturismo a San Salvatore Telesino (Benevento).

     

    AMORI
     

    UOMINI/1 A Loredana Berté è capitato di rifiutare il corteggiamento di uomini famosi. Per esempio Robert Duvall: «L’ho conosciuto a New York, si è appiccicato come una piattola, diceva che lo avevo colpito. “Lei per niente”, gli risposi» (Simona Voglino, Libero 23/6).

     

    UOMINI/2 «È incredibile la quantità di uomini stupidi che occorre per farne uno intelligente» (Loredana Bertè) (ibidem).

     

    ATTRICE Claire Tomalin ha dedicato una biografia (La donna invisibile, Archinto) a Ellen Lawless Ternan, detta Nelly, amante di Charles Dickens. Quando si incontrarono lei aveva 18 anni ed era una giovane e sconosciuta attrice, lui 45, ed era l’uomo più popolare in Inghilterra. Intrecciarono subito una relazione, che però rimase segreta fino all’inverno del 1933, quando Henry Fielding Dickens, ultimo figlio rimasto in vita del narratore, ammise l’esistenza del legame. Di questa donna non si sa quasi nulla, perché la sua presenza era una macchia al buon nome di Dickens. Lo scrittore, che era sposato con una donna di nome Catherine da cui aveva avuto dieci figli, non poteva mettersi con la giovane, anche perché le attrici erano guardate con sospetto. Comunque lasciò la moglie mettendo un annuncio a pagamento sui giornali, per informare il pubblico che era costretto ad andarsene via da casa perché le condizioni mentali di Catherine non le permettevano di svolgere i suoi doveri di madre e di sposa. La biografa ipotizza che dalla relazione con Nelly sia nato in Francia un bambino, morto ancora piccolo. Gli archivi anagrafici della cittadina francese dove Nelly, in compagnia della madre, trascorse oltre un anno andarono bruciati in un incendio. Frequenti furono i viaggi di Dickens per andarla a incontrare. I tre erano a bordo di un treno che il 9 giugno 1865, attraversando il Kent con molti passeggeri arrivati da Calais, precipitò da un ponte e causò la morte di dieci persone e il ferimento di quaranta. Dickens fece tutto il possibile per nascondere durante l’indagine l’identità di chi era con lui e nulla trapelò. Dopo la morte dello scrittore (1870), Nelly si sposò con George Wharton Robinson, gestì insieme a lui una scuola a Margate, ebbe due figli e morì nel 1914 senza aver rivelato a nessuno il legame con Dickens (Roberto Bertinetti, Il Messaggero 22/6).

     

    RAGGI Virginia Raggi, appena eletta sindaco di Roma, ha iniziato a fare politica sei anni fa: «Quando è nato mio figlio, ho lasciato il lavoro per tre mesi e ho iniziato a vedere in che condizioni fosse il mio quartiere: prima lavoravo 13 ore al giorno, non me ne rendevo conto. Ho capito che non volevo farlo crescere in un posto così». Il gossip che ha svelato la crisi coniugale con il marito Andrea non l’ha sorpresa: «L’avevo messo nel conto. Quello che non avevo considerato erano le falsità: hanno detto che stavo con il consigliere Daniele Frongia, ora dicono che sto con Alessandro Di Battista…». Invece è sola: «Io e mio marito viviamo in case separate già da tempo, ma c’è grande affetto, stima, lui mi sostiene». La vita di coppia in campagna elettorale sarebbe stata «un sostegno in più». Comunque non le è pesato non avere un compagno: «Ho mio figlio, e poi c’è talmente poco tempo libero» (Marianna Aprile, Oggi 17/6).

     

    GIULIETTA La ballerina classica Alessandra Ferri, a 53 anni, ha interpretato Giulietta al Metropolitan Opera di New York. Romeo ha 35 anni ed è l’argentino Herman Cornejo, fidanzato della ballerina. Questi confessa di vivere il suo incontro con la Ferri come «un’esperienza assoluta». Tutto ebbe inizio col balletto Chéri, ispirato a un romanzo di Colette, sull’amore tra il giovane Chéri e la matura Léa. Lavorando allo spettacolo, i due artisti si innamorarono e da allora la coppia è inseparabile. Dice la Ferri: «C’è chi pensa che stare accanto a una persona più giovane metta una donna in una posizione fragile e insicura, ma se hai più esperienza hai anche più risposte». Nel 2007, a 44 anni, sposata con il fotografo Fabrizio Ferri e madre di due figlie, la ballerina aveva dato il suo addio alle scene. In seguito è arrivato il divorzio dal marito, «dopo 15 anni di amore meraviglioso: distacco traumatico e inatteso. Ma poi, piano piano, ho preso atto di una metamorfosi. Basta con il riflettersi nell’amore di un uomo. Basta col terrore di essere sola» (Leonetta Bentivoglio, la Repubblica 18/6).

     

    STUDENTESSA A Grosseto un’inchiesta vuole capire se c’è una storia d’amore tra una professoressa quarantenne e una studentessa di 15 anni. La relazione è stata scoperta da uno dei genitori della ragazza ascoltando i pettegolezzi dei compagni di scuola. Consenziente o no, il codice penale prevede sussista un reato di atti sessuali con minore quando c’è un rapporto tra un maggiorenne e una persona che non ha compiuto i 14 anni. L’età è alzata a 16 anni nel caso in cui, tra l’altro «il colpevole sia persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato». La pena prevista dal codice va dai 3 ai 6 anni di reclusione (Michele Bocci, la Repubblica 25/6).