Specialisti d'arredamento al governo
Ammesso che in forma ufficiosa non esista già, bisognerebbe creare davvero l’Alta commissione piani e programmi (by Massimo Mucchetti) suggerita con salace sarcasmo su questo giornale da Nicola Rossi e Franco Debenedetti: altrimenti lo stato non saprà più come gestire tutte le partite nelle quali si è imbarcato e si sta imbarcando. L’ultima è il soccorso al Mercatone Uno, catena di supermercati dell’arredamento “specialista della casa”. Mercoledì il governo ha deciso di prendere il controllo del gruppo di distribuzione di mobili e complementi d’arredo, con 74 punti vendita in quindici regioni, finito in amministrazione straordinaria. Il ministero dello Sviluppo economico ha applicato la procedura per le grandi imprese periclitanti (4.000 dipendenti, debiti superiori ai 300 milioni di euro) procedendo sul modello congegnato per rianimare l’Ilva (con esiti finora impalpabili per non dire deludenti).
Proprio come accaduto con lo stabilimento siderurgico tarantino, sono stati nominati tre commissari deputati a cercare di ristrutturare (ovvero a dismettere asset) l’impresa per poi venderla a terzi (sono alla finestra due compratori per ora ignoti). La crisi del Mercatone è conclamata e aggravata dalla stagnazione dei consumi in un contesto deflattivo: le maestranze protestano da mesi per l’incertezza sul mantenimento del livello occupazionale. L’arredamento è dunque strategico e d’interesse nazionale come l’acciaio? E soprattutto perché se ci sono dei possibili acquirenti pronti a manifestarsi è necessario un passaggio temporaneo sotto l’ala pubblica? L’episodio, si spera per tutti una parentesi, segnala che l’interventismo pubblico dettato dalle convenienze del momento – vedi sedare proteste diffuse degli addetti – tramuta lo stato in provvidenziale barelliere (o monatto?) di languide crisi industriali