Amartya Sen (foto LaPresse)

Voce autorevole dal Sen fuggita

Redazione
Premio Nobel critica l’ipocrisia dell’Expo su Ogm, km zero, ecc.

L’ipocrisia ideologica di cui ancora rischia di ammantarsi l’Expo è stata svelata anche dal premio Nobel Amartya Sen. “All’Expo sarebbe meglio parlare di fame piuttosto che di cibo”, ha detto il professore di Filosofia ed Economia di Harvard, mente fertile di 81 anni concimata da sana logica aristotelica. “Dovrebbe riconoscere e individuare bene il problema della fame, discutere di politica ed economia, influenzare le altre nazioni”, ha detto al Corriere della Sera. L’opposto di un’adesione aprioristica alla demonizzazione delle innovazioni in agricoltura. Contro le “conclusioni non logiche” cui approda la madrina dell’Expo Vandana Shiva quando si oppone agli Organismi geneticamente modificati (Ogm). Così infatti si attribuisce una carica esoterica “eccessiva” a quelle che – suggerisce Sen – dovremmo chiamare solo “nuove varietà” di prodotti agricoli, peraltro salvifiche.

 

Vedi il noto golden rice che ha risparmiato inedia e avitaminosi agli indigenti dell’India. Avere bandito una questione così seria e al contempo aver abbracciato concetti che “non so da dove vengano” come l’agricoltura a kilometro zero negando implicitamente la creazione di ricchezza prodotta e diffusa dai commerci internazionali, avvilisce la possibilità offerta all’Italia di “influenzare il discorso politico globale” con l’Expo. L’Italia deve quindi recuperare consapevolezza e ambizione, dice Sen. Altro che certe ovvietà un po’ populistiche della Carta di Milano e la leggerezza del percorso proposto ai visitatori che guardano dagli schermi del padiglione di benvenuto i malconci dell’altro mondo e poi gustano delicatessen esotiche a mente vuota. Rimediare si deve, ci dice Sen.

 

 

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