Merkel ha un piano, Tsipras no
Lunedì prossimo forse un accordo ci sarà tra Atene e i suoi creditori o forse il primo ministro Alexis Tsipras e la sua truppa degli irriducibili di Syriza continueranno a flirtare puerilmente col default. Intanto i depositi vengono ritirati a velocità incredibilmente rapida dalle banche ed è soltanto la liquidità emergenziale della Banca centrale europea a mantenerle in attività. La palla, come ripetono in coro i rappresentanti dei creditori, è in campo greco, ma va oltre il deal sugli aiuti. Il problema infatti – al di là di qualsiasi accordo, di qualsivoglia gradazione, dal grandioso al pessimo – resta racchiuso in una domanda: cosa fare dopo? Come fare crescere un’economia improduttiva e con una base industriale debole? Il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, professore dell’Università di Austin (Texas), questo non l’ha mai chiarito. Ha certo dimostrato di avere diversi piani – per la riduzione o la diluizione del debito, e addirittura ha contemplato la Grexit studiando un meccanismo di circolazione di valute parallele (l’euro per le transazioni con l’estero e una moneta virtuale, come i Bitcoin, per pagare le tasse) – ma non ha mai ufficialmente presentato un piano C per la Grecia, ovvero un piano per la Crescita.
Per ridare ad Atene il suo posto in Europa, Syriza parla di tornare al passato con teorie affini alla decrescita (in)felice. Peccato che soffre un deficit pesante nel manifatturiero e sono il settore alimentare, il turismo e poco altro a fare la parte del leone, diciamo. Gli investimenti nell’alta tecnologia sono scarsi e marginali. Il porto del Pireo è per metà cinese, e solo da Pechino (!) potrebbe arrivare una rinascita infrastrutturale lungo la nuova Via della seta. Per non parlare dei flirt con la Russia di Vladimir Putin, poco promettenti dal punto di vista economico e geostrategico. Atene vuole passare da un protettorato, quale ritiene quello europeo, a un altro? Questo vuole il popolo greco: passare dalle “politiche criminali” dei creditori alla sottomissione sino-russa? “Europa! Europa! Europa!”, gridavano invece migliaia di cittadini riuniti in Piazza Syntagma nei giorni scorsi per chiedere al governo Tsipras di fare di tutto per restare nell’euro. E’ vero, i creditori e la cancelliera tedesca Angela Merkel saranno pure criticabili, avranno compiuto errori gravi e si saranno pure dimostrati inutilmente inflessibili in alcuni frangenti, ma Tsipras non propone alternative e, in verità, non l’ha mai fatto in cinque mesi di trattative a Bruxelles. Insomma come intende rivoluzionare una Pubblica amministrazione elefantiaca e disfunzionale? Come vuole trasformare la “frappè economy” ellenica in un mercato produttivo e minimamente competitivo? Nessuno sembra averlo capito, ancora. Non solo nelle algide stanze degli euroburocrati europei.