Il problema non sono le banche
Si fatica a capire che senso abbia la polemica che si è sviluppata da sinistra contro i salvataggi bancari, considerati come un male assoluto, che sottrarrebbe risorse all’economia reale. Persino Massimo D’Alema si è esibito in questo esercizio di demagogia insensata. Basta vedere che cosa capita con le banche chiuse per una settimana, come sta accadendo in Grecia, per capire che se si ostruisce il canale principale dei flussi finanziari si determina una condizione di paralisi economica. Il sistema bancario è la spina dorsale del meccanismo economico moderno, almeno da ottocento anni, il problema è come farlo funzionare, per raccogliere il risparmio e indirizzarlo verso le attività produttive, non quello di ostacolarlo in nome di non si sa quale alternativa. Questo non significa che non esista l’esigenza di evitare che la concentrazione delle banche su speculazioni finanziarie sottragga risorse all’economia reale (della quale peraltro la finanza è un fattore essenziale). Come sempre il punto è nel ruolo del sistema bancario in un equilibrio tra poteri e funzioni articolate tipiche di una società complessa e di un’economia matura.
Quello che si chiama bancocentrismo è un fenomeno reale che nasce in sostanza da una decadenza della competizione tra istituti finanziari, surrogata da patti oligopolistici più o meno camuffati. Se si guarda alla situazione italiana si vede bene che non c’è vera concorrenza tra le banche nella fornitura di servizi e di investimenti, anche per effetto della curiosa “privatizzazione” basata sulle fondazioni che determina una sostanziale condotta oligopolistica. L’esatto contrario di quel che accade in paesi in cui le grandi banche sono in competizione tra loro, come accade per esempio in Spagna tra Banco de Bilbao e Banco de Santander. Il sistema bancario deve essere indotto dalle autorità pubbliche a esercitare correttamente la propria funzione, sanzionato invece quando invece di sostenere l’economia si getta esclusivamente in operazioni finanziarie o sostiene la speculazione internazionale. E’ quello che cerca di fare, con gli strumenti di cui dispone, la Bce e, nel suo ambito, la Fed, un compito gravoso che non è certo favorito dal cretinismo antibancario di parte della sinistra.