O la va o la spacca
Perché, con la Grecia salva, si apre un nuovo fronte tra europeisti e populisti
Roma. Se per il premier greco Tsipras il momento più difficile inizia adesso, con l’agenda parlamentare piena di riforme strutturali a lungo rimandate e adesso da approvare anche a costo di rivedere gli impegni presi con gli elettori, tra i leader europei e delle organizzazioni internazionali si percepisce una sensazione quasi d’euforia. Perlomeno rispetto alle scorse settimane, quando ancora non c’era unanimità sulla sorte da riservare ad Atene. Dentro o fuori? Ora che la decisione è presa, e la Grecia rimane nell’euro, le riforme da approvare in cambio degli aiuti sono quasi declassate a dettaglio nei ragionamenti politici più in voga. I mercati prendono nota: così ieri, mentre le autorità elleniche davano l’ordine di rimborsare 6,8 miliardi di euro ai creditori (di cui 4,2 miliardi dovuti alla Banca centrale europea e 2,5 miliardi di arretrati per il Fondo monetario internazionale), lo spread tra Btp decennale italiano e Bund tedesco chiudeva a 119 punti, con il rendimento dei Btp decennale ancora in calo all’1,91 per cento.
Con le riforme greche all’improvviso in secondo piano, i leader europei si confrontano ora con la consapevolezza che un’unione monetaria così in mezzo al guado, senza unione fiscale o politica, senza meccanismi predefiniti per gestire crisi estreme, potrebbe più prima che poi ritrovarsi di fronte a altre scelte esistenziali. Soltanto così si può spiegare il fatto che il presidente della Repubblica Hollande abbia superato il solito sovranismo francese per proporre un governo dell’Eurozona con un proprio budget. Mandando poi avanti il premier Valls che propone un’avanguardia di stati (tra cui Francia, Italia e Germania) che accettino una maggiore integrazione. Meglio una moneta a due velocità che ferma dov’è ora. Perfino il ministro delle Finanze tedesco Schäuble dice di apprezzare questo cambio di passo. L’unione così com’è non va bene nemmeno a Maurice Obstfeld, da ieri nuovo capoeconomista del Fmi. Quanto tempo c’è per discuterne? Quanto per predisporre davvero riforme della governance? In Grecia si parla di nuove elezioni ad autunno, e non è più un mistero che Tsipras sogni ancora un tandem elettoral-destabilizzatore con Podemos in Spagna.