Benvenuto allo Squinzi d'acciaio
Mentre il gup di Taranto rinviava a giudizio tutti gli imputati nel processo monstre all’Ilva – tranne due, guarda un po’, un pm in aspettativa e un ufficiale di polizia giudiziaria – il Consiglio generale di Confindustria ha deciso all’unanimità di indire la prossima riunione del massimo organo decisionale del sindacato degli imprenditori a Taranto, il 24 settembre, in difesa della seconda acciaieria d’Europa, ovvero la prima manifattura d’Italia. Questo dopo che la magistratura tarantina ha disapplicato una legge dello stato – l’ottavo decreto a favore dell’Ilva – che garantiva il funzionamento del penultimo altoforno rimasto in attività, sequestrato in seguito a un incidente mortale, che l’azienda assicura di poter mantenere in funzione e in sicurezza.
La permanenza di un’accanita contesa tra poteri dello stato rischia di compromettere definitivamente le chance di ambire a una ristrutturazione del primo pilastro del sistema siderurgico che impiega 20 mila addetti, centinaia di imprese pugliesi nell’indotto, e serve la manifattura nazionale. Al presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, va il merito di avere reagito a un atteggiamento di certa magistratura, incurante delle conseguenze economiche di provvedimenti coercitivi, con parole dure, proposte di cambiamento del sistema giudiziario, e iniziative sul campo; vedi alla Fincantieri di Monfalcone. L’ultima fase della presidenza Squinzi si sta caratterizzando per una decisa presa di posizione a difesa dei presidi industriali oggetto di sequestri oppressivi. Deve essere incoraggiato. Da lui, a Taranto, ci aspettiamo parole definitive, del tenore di quelle scritte sul Foglio da Marco Gay, presidente dei giovani confindustriali, contro i falsi paladini della legalità e della verità.