Bonanza, ma in decimali
La correzione al rialzo apportata dall’Istat al pil del secondo trimestre (più 0,3 per cento anziché più 0,2), e soprattutto il calo della disoccupazione di mezzo punto (meno 0,5 per un totale del 12,1 per cento) fanno balenare una bonanza a portata di mano, a condizione però che il governo Renzi porti a casa anche alcuni risultati politici. Certo quando si parla di pil in Italia e nell’Europa continentale tutto è relativo: siamo ancora ai decimali, ben distanti dai balzi americani e inglesi. Tuttavia l’aumento tendenziale si attesta allo 0,7 per cento, rispetto allo 0,5 della stima preliminare, e quello acquisito per quest'anno è dello 0,6, vicinissimo all’obiettivo di fine anno del governo. Dunque l’Italia non è più in coda all’Eurozona, per una volta fa meglio di Francia, Olanda, Austria e Finlandia (paese ormai in recessione), e il boom del turismo potrebbe irrobustire la tendenza nel terzo trimestre.
Ma resta ancora più una ripresa che una crescita: lo diventerà se ripartiranno i consumi e settori strategici quali l’edilizia. Il calo dei disoccupati – meno 217 mila negli ultimi dodici mesi, meno 144 mila a luglio – è più rilevante in quanto frutto del Jobs Act e degli incentivi ad assumere, quindi di azioni del governo, anche se la media nazionale, pesantemente zavorrata dal Mezzogiorno, resta superiore a quella europea. Perché tutto dipende dalla politica? Perché Renzi può spendere questi risultati in Europa ora che si ridiscute di flessibilità. Mentre sul piano interno ha dalla sua la carta della stabilità. I trionfalismi sono fuori luogo: bisogna ancora pedalare, ma per questo non si deve cadere dalla bici.