L'accordo liberoscambista tra America e Asia c'è. E l'Europa?
Secondo il Wall Street Journal, ieri sera gli Stati Uniti e 11 paesi che si affacciano sull'oceano Pacifico avrebbero raggiunto un accordo di massima per un "radicale accordo di libero scambio" che abbasserà le barriere tariffarie su beni e servizi, rendendo omogenee regole che riguarderanno una quantità di scambi pari ai due quinti dell'economia mondiale (qui lo scoop del WSJ).
Stiamo parlando del Tpp, o Trans-Pacific Partnership, in corso di negoziazione dal 2008. Proprio sei giorni fa, anticipando di un giorno lo stesso WSJ e il confindustriale Sole 24 Ore, Domenico Lombardi, nostro columnist e direttore del programma di Economia globale presso il think tank canadese Cigi, aveva scritto sul Foglio di una prossima accelerazione da parte di Washington, dettata da ragioni politiche oltre che geoeconomiche: "In questi giorni, il rappresentante del presidente americano Barack Obama per il Commercio internazionale, Mike Froman, sta ponderando l’idea di convocare una conferenza stampa, presumibilmente entro la fine della settimana, per annunciare che una bozza di accordo è stata raggiunta dallo zoccolo duro composto dalle due economie più importanti, Stati Uniti e Giappone, e da Malesia e Vietnam. (…) L’Amministrazione Obama avverte la pressione temporale su una presidenza che è ormai giunta alle ultime battute, con la campagna per le elezioni del prossimo anno già ben avviata. Come se non bastasse, il Canada andrà alle urne alla fine del mese prossimo e, se l’attuale governo conservatore dovesse uscirne sconfitto come alcuni sondaggi sembrerebbero, ad oggi, accreditare, il nuovo governo di centro sinistra avrà un atteggiamento assai meno amichevole verso la liberalizzazione del commercio internazionale" (qui puoi leggere tutto l'articolo).
Arrancano invece le trattative per un accordo simile tra Bruxelles e Washington, il cosiddetto Ttip.