Non lasciare andare il lavoro
L’Istat segnala un calo del tasso di disoccupazione a settembre ma una lettura attenta rivela una realtà non entusiasmante. Il tasso di disoccupazione è calato dello 0,1 per cento rispetto ad agosto – in linea con la media europea – all’11,8 per cento che è dopotutto il livello più basso dal gennaio 2013. Tuttavia questa volta il calo della disoccupazione deriva dall’aumento del numero degli inattivi, ovvero delle persone in età lavorativa che hanno smesso di cercare un impiego. Il numero degli inattivi è in aumento di 53 mila unità di cui 22 mila giovani tra i 15 e i 24 anni. Inoltre la stima del numero degli occupati è in calo di 36 mila unità da agosto: è la prima frenata in tre mesi, segno di un rallentamento rispetto alla tendenza comunque positiva dei primi nove mesi dell’anno (più 192 mila occupati).
L’analisi consiglia cautela. “L’aumento degli inattivi non fa che aggravare una situazione preoccupante in cui solamente un terzo della popolazione ha un lavoro e deve quindi sostenere sé e altre due persone”, scrive il centro studi Adapt. Le notizie sul recupero della fiducia delle famiglie sottolineano poi una dicotomia: i consumatori confidano in un miglioramento generale, ma quando si parla della situazione del bilancio famigliare sono prudenti. La fiducia andrebbe puntellata in primis con una razionalizzazione della spesa pubblica a coprire il taglio delle tasse su proprietà e imprese. In caso contrario, la percezione diffusa tra gli italiani sarà che la pressione fiscale sarà destinata a crescere di nuovo. Anche da ciò deriva la chance di raggiungere una crescita del pil superiore alle attuali stime governative, come prevede il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.