Piovono esodati
Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in una lunga intervista televisiva a “In mezz’ora” ha affermato che nemmeno con la settima “salvaguardia degli esodati”, inserita nella legge di Stabilità, il problema sarà risolto. Servirà un’ottava salvaguardia, assicura Boeri. La speranza, invero, era che sarebbe stato l’ultimo intervento senza strascichi né legali né soprattutto mediatici. Il genere infatti è logoro. Giova ricordare che i veri esodati erano quei lavoratori che prima della riforma Fornero del 2011 avevano sottoscritto con la propria azienda accordi individuali o collettivi di “incentivazione all’esodo” e che con le regole pre-Fornero avrebbero raggiunto la pensione tra il 2012 e il 2016.
Boeri, a riprova che la madre degli esodati è sempre incinta, rivisita la già confusa definizione dicendo che i “veri esodati” comprendono anche chi è stato “semplicemente licenziato, tra i 55 e i 65 anni” e dovrà quindi essere tutelato a fronte di una riforma strutturale che alza l’età pensionabile. Come aveva correttamento scritto Pietro Ichino “esodati” è diventato un sinonimo di “cinquantenni e sessantenni disoccupati”. Così Boeri, nominato dal governo a febbraio, arricchisce la mitologia dei destinatari dei “diritti acquisiti” di una nuova classe di legittimati a esercitare la pretesa di estrarre benefici dalle casse pubbliche. L’allarmismo mediatico è ormai scontato quando si evoca il termine “esodati”, già inflazionato e usato in modo improprio fin dal principio. Sarebbe auspicabile che almeno il prof. Boeri non aggiungesse confusione.