Emergenza che vai, deficit che trovi
Siccome siamo ancora tutti parigini, facciamo la nostra parte, ma à la carte. Già sul definire “islamico” il terrorismo si registrano parecchie pruderie; poi niente Tornado e “no” allo stato di emergenza. Quanto ai controlli alle frontiere esterne e dentro Schengen, e al database unico per i passeggeri degli aerei (Passenger Name Record), misure nuovamente sollecitate dal primo ministro francese Manuel Valls, c’è l’ok dei ministri dell’Interno europei, comprese le impronte digitali per i migranti e la trasmissione all’Interpol. Il minimo, diremmo. Ma altrettanto avevano deciso dopo l’assalto al museo del Bardo a Tunisi del marzo scorso: poi tutto è rimasto come prima.
Si ripetono invece gli inviti, che non costano nulla, a mantenere le nostre abitudini “per non dargliela vinta” (scusate, a chi?), e dopo la Marsigliese dappertutto ecco la Tour Eiffel nel circoletto pacifista, che non disturba nessuno. Poi però essendo noi anche tutti europei, da italiani cogliamo al volo l’occasione: dopo la “flessibilità migranti” da 3,3 miliardi chiediamo a Bruxelles il “bonus sicurezza”, cioè di fare ulteriore deficit per almeno 500 milioni. Alla fine tuttavia restiamo essenzialmente italiani, e dunque ecco ieri il pubblico impiego scioperare contro la riforma Madia, e in testa al corteo del sindacato di base lo striscione dei pompieri: “Vostre le guerre, nostri i morti”. Che c’entra? Non si sa, ma è forte il sospetto che si voglia come sempre capitalizzare le sciagure nelle piazze e sui media, anche in termini di qualche soprassoldo. Al punto che il Conapo (sindacato autonomo dei vigili del fuoco italiani), dopo poche ore dalle parole di Valls sul rischio armi chimiche, ha chiesto più fondi per la categoria. Del resto i vigili urbani di Roma si sono già portati avanti, e ora, forti del Tar che li ha assolti con lode per i certificati medici a Capodanno, chiedono un tavolo di trattativa sulle nuove emergenze. Insomma, tra ambiguità governative (Renzi compreso) e piagnonismo social-buonista, si rischia di ridurre il tutto al mero aumento di una spesa pubblica che nel nostro paese già adesso supera la metà del pil.
[**Video_box_2**]Temiamo però non al servizio di un salto di qualità della sicurezza interna e della guerra all’Isis, ma per distribuire un po’ di soldi, non tagliare dove si dovrebbe e potrebbe, e tirare da questa parte la coperta europea che Angela Merkel e la Germania continuano a stringere dall’altra. Ieri la cancelliera ha rivendicato la giustezza della linea (quale?) sui profughi siriani, chiesto comprensibilmente di bloccare tutti gli altri, mentre il ministero dell’Interno tedesco negava la condivisione dell’intelligence con i partner europei, dei quali non si fida. Europa as usual.