Sono i giovani che “hanno già dato”
I pensionati hanno già dato”, canta il coro polifonico della politica quando si parla di riforma delle pensioni. Prima di tirare conclusioni del genere guardiamo i numeri: l’Italia ha la spesa pensionistica tra le più alte al mondo, un euro su tre della spesa pubblica se ne va in pensioni. Il nefasto effetto redistributivo di questo sistema è palese nell’ultima indagine sui “Bilanci delle famiglie italiane” della Banca d’Italia: dal 1995 a oggi il reddito medio dei pensionati è aumentato di circa il 15 per cento, più di ogni altra categoria. Divario ancora più impressionante se si guarda alla ricchezza media: dal 1995 a oggi la ricchezza degli under 34 si è ridotta del 60 per cento, mentre quella degli over 65 è aumentata del 60. Questo sistema previdenziale crea grandi squilibri intergenerazionali e soffoca possibilità di lavoro e risparmio dei più giovani.
Perciò è meritoria l’azione di trasparenza del presidente dell’Inps Boeri, anche attraverso iniziative come la “busta arancione”, come è positiva la sua idea di ricalcolo delle pensioni più alte erogate con il metodo retributivo. Ma non lo è la sua proposta di utilizzare quelle risorse per garantire un reddito agli over 55 disoccupati che trasformerebbe la spesa pensionistica in prepensionamenti. Quando poi Boeri propone sussidi di disoccupazione per gli over 55 sembra ignorare i dati Istat che mostrano come nell’ultimo anno il numero degli occupati tra gli over 50 sia aumentato di 226 mila unità, mentre nella fascia 35-49 anni è diminuito di 175 mila unità. Sono i giovani che “hanno già dato”.