La guerra di Kiev continua
Il Fondo monetario internazionale si è inserito nel conflitto tra Ucraina e Russia. Le manovre militari sul campo nell’Ucraina orientale sono in stand-by da quando l’esercito di Mosca ha dovuto concentrarsi sulla campagna di Siria. Ma sul fronte finanziario, comunque essenziale per un paese prostrato dalle contingenze, la contesa sta raggiungendo livelli inediti. L’8 dicembre scorso il Consiglio esecutivo del Fmi ha preso la radicale decisione – i dettagli tecnici verranno comunicati nei prossimi giorni – di cambiare le condizioni di erogazione del credito agli stati, regole che sono state l’architrave del sistema di Bretton Woods dal 1944. Il Fmi ha modificato le regole sui prestiti consentendo ai paesi che non onorano i debiti verso paesi terzi di continuare a ricevere gli aiuti del Fondo. Il cambiamento va a favore dell’Ucraina e consentirà al governo di Kiev di continuare a ricevere sostegno dal Fmi anche se non rimborserà i 3 miliardi di dollari di prestiti ricevuti dal fondo sovrano russo alla vigilia della deposizione di Viktor Yanukovich, ex presidente filorusso dimessosi nel 2014. Così facendo Mosca perderebbe il cordone finanziario che la tiene legata a Kiev.
In fondo sarebbe assurdo se l’Ucraina continuasse a pagare lo stato che la sta invadendo. Quando il capo del Fmi, Christine Lagarde, aveva accordato i prestiti a Kiev nella primavera scorsa aveva sperato di riuscire così a raggiungere la pace. Che l’attuale decisione possa indebolire la posizione russa oppure, al contrario, rinfocolare il conflitto è questione di dibattito. Il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, ha ribadito giovedì, dopo una lettera al Financial Times, di trovare la decisione “non ragionevole” e ha però aggiunto che non è in discussione la permanenza della Russia tra i membri del Fmi. Il messaggio da Washington è chiaro: non è necessario onorare i debiti di paesi fuori dalla sfera d’influenza del dollaro e loro satelliti per meritare soccorso occidentale. Così facendo il Fmi rischia di generare una divisione al suo interno, e nel mondo, tra paesi appartenenti al blocco del dollaro e affini e i paesi emergenti o quelli che non rientrano nella sfera di influenza finanziaria o militare americana. Come si comporteranno la Cina e gli altri paesi emergenti? Prenderanno contromisure muovendo le proprie agenzie finanziarie e i propri fondi sovrani? La guerra (economica) in Ucraina non è finita, anzi ora assume dimensioni globali.