Travaglio fa il lobbista dei banchieri
Sui quotidiani si discetta dell’ignoranza degli investitori italiani e della cattiveria dei banchieri truffaldini. Il Fatto quotidiano in questo senso è l’organo di disinformazione più preparato nel mestiere di incendiario sistematico delle piazze anti bancarie, con controdeduzioni bislacche. Con un editoriale di ieri, il columnist economico Giorgio Meletti, cronista perfetto quando si tratta di cavare il marcio dai bilanci aziendali, casca male nel tentativo di demolire un editoriale del professore di Harvard Alberto Alesina sul Corriere della Sera. Dopo il caso della risoluzione di quattro banche regionali, Alesina aveva sottolineato l’importanza dell’educazione finanziaria come cura per la scarsa predisposizione di tanti risparmiatori italiani a comprendere il concetto stesso di “rischio” nel momento in cui si trasformano in investitori, magari acquistando obbligazioni bancarie: fraudolenti o no che siano gli atteggiamenti degli istituti di credito, è meglio – in termini di benessere complessivo del paese – che il compratore sia guardingo, quindi informato e consapevole. Alesina non nega la necessità di controlli e regole e, a mo’ di provocazione, propone una “patente in finanza” per i cittadini.
Mettere le mani avanti ricordando gli errori manifesti dei regolatori non è bastato però al prof. per evitare i rimbrotti del Fatto. Meletti, sul quotidiano diretto da Travaglio, paragona i “risparmiatori italiani” che hanno subìto la “gigantesca truffa di Banca Etruria” alle donne molestate a Colonia, a Giorgio Ambrosoli, a Stefano Cucchi, come a dire che la tesi di Alesina portata all’assurdo incolpa l’innocente della propria disgrazia. E poi sostiene, tornando a parlare di banche, che “l’artigiano di Poggibonsi ha tutto il diritto di essere ignorante”, cioè di sottoscrivere obbligazioni subordinate di una banca locale seguendo pedissequamente i consigli del banchiere di turno, senza nemmeno sapere leggere il prospetto. Meletti preferisce dare un pesce oggi al risparmiatore imbufalito piuttosto che insegnargli a pescare per non essere fregato domani. Così, tra l’altro, si autoassolve la stampa pressappochista e sensazionalista.