Il Sole 24 Ore, area Fornero-free
Ieri, a pagina 40 del Sole 24 Ore, era stampato – a dire il vero un po’ nascosto – un comunicato “approvato dall’assemblea dei giornalisti” del quotidiano confindustriale. Il tema era il licenziamento di una collega di una pubblicazione diversa dal Sole 24 Ore, nel caso specifico una caporedattrice di Marie Claire (alla quale, ovviamente, chiunque augura buona fortuna per il suo futuro). Ma il punto non è questo. Piuttosto è degno di nota che l’assemblea dei giornalisti del Sole 24 Ore si avventuri nella vita aziendale altrui per lamentare l’uso della “cosiddetta legge Fornero (…) per licenziare una giornalista con motivazioni economiche e organizzative”. Questo fatto, si legge nello stesso comunicato, “costituisce un precedente pericolosissimo per tutta la categoria e mina la libertà di stampa e i fondamenti democratici del paese”. Boom! Addirittura.
Allora ricapitoliamo: un’azienda dell’editoria X licenzia un dipendente Y per motivi economici, e questo di per sé “mina la libertà di stampa e i fondamenti democratici del paese”. Scopriamo insomma, sul giornale edito dalla prima associazione degli imprenditori italiani, che la riforma del lavoro di Elsa Fornero non si applicherebbe alla categoria dei giornalisti. Più precisamente: “Finora le nuove norme sono state usate raramente contro la categoria dei giornalisti, e mai in grandi gruppi di lunga tradizione. Da oggi, col licenziamento di Alba Solaro, arriva la svolta che mette a rischio di ricattabilità tutti i giornalisti e mina la stessa libertà di stampa garantita dalla Costituzione”. In soldoni, la riforma Fornero dell’articolo 18 non andrebbe applicata ai dipendenti dei giornali “di lunga tradizione”. Il Sole 24 Ore e poche altre testate sono dunque “Fornero-free”. Altro che “dualismo del mercato del lavoro” a lungo criticato in prima pagina, sempre sul Sole 24 Ore.