Una bad bank non fa primavera
Piazza Affari ieri è stata una delle poche Borse europee a non chiudere in terreno positivo. Non è bastata dunque la buona notizia, arrivata nella tarda serata di due giorni fa, di un accordo di massima sulla cosiddetta “bad bank” raggiunto tra il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e la Commissione europea.
“La presenza della garanzia pubblica faciliterà il finanziamento dell’operazione di cessione delle sofferenze e non avrà impatti né sul debito pubblico né sul deficit”. I mercati non esultano, nell’immediato, per due ragioni.
Primo: perché le tecnicalità sono ancora da comprendere appieno e perché i tempi di smaltimento delle sofferenze saranno decisivi per valutare l’impatto dell’accordo raggiunto. Seconda ragione: il governo ha avuto il merito, nel comparto bancario, di scegliere e di non rimanere nel limbo; lo ha fatto sulla trasformazione delle Popolari in Spa e anche sul perseguimento di una bad bank (cercando di recuperare il tempo perso da esecutivi precedenti, che lasciarono chiudere un’utile finestra di opportunità che prima si era aperta); ciò però non basterà, almeno finché l’Unione bancaria non sarà completata, come da progetto iniziale e dunque con tanto di garanzia comune sui depositi. A Merkel dispiacendo, questo serve ai mercati, cioè agli investitori e ai risparmiatori, per recuperare fiducia. Battersi per un po’ di deficit in più, al governo Renzi, non basterà.