Mario Draghi al parlamento Europeo di Strasburgo

Così Draghi torna a spronare i politici europei (e le Borse)

Redazione
Il governatore della Banca centrale europea a marzo riesaminerà la portata del Quantitative easing. Intanto chiede "uno sforzo risoluto da parte di tutti i decisori politici per superare" le difficoltà.

Le prime settimane del 2016 hanno mostrato che l'area euro e la Ue nel suo complesso "si trovano di fronte sfide importanti" e "nei prossimi mesi sarà necessario uno sforzo risoluto da parte di tutti i decisori politici per superarle". Lo ha dichiarato il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, aprendo la sua audizione al Parlamento europeo.

 

Qui trovate la diretta video del discorso del presidente della Bce

 

Già nella mattinata di oggi, anche in attesa dell'intervento in cui il banchiere centrale ha confermato la volontà di tornare a marzo a esaminare la portata del Quantitative easing (o allentamento quantitativo), le Borse europee stavano salendo, sulla scia tra l'altro di forti guadagni di Tokyo e Hong Kong. I dati sul Pil giapponese e sul commercio cinese sono stati deludenti ma hanno messo il turbo agli indici asiatici in quanto hanno spinto gli investitori a sperare in nuove misure di stimolo da parte delle autorità. Prima dell'intervento del presidente della Bce, Londra saliva già del 2,2 per cento, Milano del 3,76, Francoforte del 3 e Parigi del 3,5.

 

Draghi ha spiegato tra l'altro che "chiaramente alcune parti del settore bancario dell'Eurozona ancora si confrontano con una serie di sfide. Queste passano dall'incertezza sui costi delle "litigation" ai processi di ristrutturazione in generale in un certo numero di banche che devono smaltire stock di asset, in particolare nei paesi più colpiti dalla crisi finanziaria. C'è poi un sottoinsieme di banche con altri livelli di non performing loans (npl, o sofferenze)". La Bce comunque rimane "pronta a fare la sua parte". Accadrà già a marzo, quando i banchieri centrali valuteranno nuovamente l'impatto dell'inflazione importata e lo stato dei meccanismi di trasmissione della politica monetaria verso il sistema finanziario e le banche in particolare. "Se uno di questi due fattori dovesse generare rischi al ribasso per la stabilità dei prezzi, non esiteremo ad agire", ha detto Draghi.

 

Detto ciò, i governi hanno i loro compiti a casa da svolgere. "Sta diventando sempre più chiaro che le politiche fiscali dovrebbero sostenere la ripresa economica attraverso investimenti pubblici e tasse più basse", ha detto Draghi avvicinandosi almeno in parte alla posizioni di chi ritiene sia il momento di una politica fiscale un po' più espansiva. A patto di riconoscere che il Patto di Stabilità e crescita "rimane essenziale per mantenere una certa fiducia nel framework fiscale". "Inoltre la ripresa ciclica dovrebbe essere sostenuta da politiche strutturali efficaci". Che è come dire che le riforme radicali sul fronte dell'offerta non sono certo finite.