Libero dibattito in libera Confindustria
Trovo incomprensibile la decisione di non consentire ai candidati di rendere pubblici i programmi sul futuro di Confindustria e sul ruolo dell’impresa italiana per lo sviluppo del paese”. A parlare con il Corriere della Sera non è un grillino con la fissa dello streaming, ma Alberto Bombassei, parlamentare montiano ed ex rivale di Giorgio Squinzi alla presidenza degli industriali, che manifesta un certo disappunto sul silenzio-stampa imposto ai candidati alla presidenza di Confindustria. Qualche giorno fa il Foglio ha pubblicato la circolare con cui viale dell’Astronomia ha invitato gli associati a non “trasferire all’esterno” le proprie preferenze e mantenere “le caratteristiche di riservatezza”. La scelta tra i quattro candidati – Vincenzo Boccia, Marco Bonometti, Aurelio Regina e Alberto Vacchi – dovrebbe formarsi attraverso iniziative e incontri tesi “a far emergere un libero e consapevole convincimento” ma “evitando dibattiti e confronti diretti tra i diversi programmi” e in cui “non deve essere ammessa la stampa”.
Dibattito libero ma non troppo in confronti aperti ma a porte chiuse: più che l’elezione del presidente dell’associazione degli industriali sembra quella del segretario del comitato centrale di qualche vecchio partito comunista. Adam Smith scriveva che quando le persone dello stesso mestiere si riuniscono la discussione finisce sempre con uno stratagemma contro consumatori e contribuenti. Ovviamente è una visione brutale, che però un certo alone di segretezza tende a corroborare. Una maggiore trasparenza permetterebbe alla società di sapere cosa ha in mente Confindustria per il futuro del paese e agli industriali di migliorare la cattiva fama di cui godono, spesso immotivatamente, le associazioni di categoria.
tra debito e crescita