Prove tecniche di Brexit
Pro o contro la Brexit? Visto da Londra, il progetto di fusione tra il London Stock Exchange e la Deutsche Börse ha un duplice significato: una sorta di polizza contro gli effetti negativi di un’eventuale uscita dall’Unione europea, garantita dalla scelta della sede oltre Manica, ma anche un’ipoteca sul controllo dei mercati europei in caso di permanenza del Regno Unito nella comunità. In quel caso, infatti, prenderà corpo il piano d’azione promosso dal commissario britannico Jonathan Hill per creare un mercato dei capitali di dimensioni continentali. Ma qualunque sia l’esito del voto del 23 giugno la decisione dei vertici dei due listini europei più importanti segna un punto di svolta: tramonta il modello finanziario basato sulla centralità della banca fino a poco tempo fa sinonimo di stabilità da opporre alla volatilità e agli eccessi speculativi del mercato.
Al contrario, l’Europa deve accelerare il processo di securitization, sia per smaltire incagli e sofferenze sia per offrire un miglior accesso al finanziamento delle nuove imprese. E così avanza l’integrazione tra i mercati, nonostante o proprio grazie all’assenza di benedizioni dall’alto. Il sogno di Tommaso Padoa-Schioppa – la creazione di una Borsa paneuropea, ideata e gestita da autorità comunitarie – non s’è mai avverato. Al contrario trionfa la creazione della City, libertaria per vocazione, che tempo fa accettò tra i soci l’emiro del Qatar ma non le fondazioni ex bancarie italiane. E’ un passaggio importante nella trasformazione del capitalismo europeo e una lezione per i capitalisti italiani: la via dei finanziamenti passa dai mercati, non dalle banche.