Caro Renzi, ti scrivo. La Commissione Ue bacchetta sui conti
Roma. Una missiva ufficiale con destinatario Palazzo Chigi e mittente l’Unione europea è raramente una buona notizia. Ma la lettera annunciata ieri dalla Commissione Ue per il governo Renzi non desta certo lo stesso allarme di quella che la Banca centrale europea inviò all’esecutivo Berlusconi nella movimentata estate del 2011. Il messaggio consiste comunque in un richiamo sui conti pubblici, riservato a tutti i paesi che rischiano una “deviazione significativa” dal percorso di avvicinamento agli obiettivi di bilancio a medio termine. Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovkis, ha detto che per ora non si tratta di una formale “procedura” per squilibrio economico eccessivo; tale procedura potrà essere avviata però in qualsiasi momento, “dipenderà da quanto ambizioso sarà il programma di riforme e delle nostre valutazioni sui progressi fatti”.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, è parso comunque fiducioso sul fatto che Roma otterrà la tanto agognata flessibilità sui conti pubblici: “Finché non c’è la valutazione positiva sull’eligibilità, come sono convinto ci sarà, non possiamo dire di aver chiuso la conversazione”. Il ministro, dando conto della riunione Ecofin di ieri, ha detto: “Posso aggiungere, perché non è un segreto di stato, che Wolfgang Schäuble ha ammesso che la Germania ha bisogno di fare le riforme, come tutti gli altri”. Un riferimento nemmeno troppo elevato al fatto che Berlino si troverà sotto monitoraggio specifico di Bruxelles in ragione di un altro squilibrio, seppure non “eccessivo” come quello italiano, cioè l’enorme surplus commerciale.