Come si tratta il risparmio italiano
Il pil del primo trimestre 2016 crescerà per l’Istat dello 0,1 per cento, deludendo ancora le attese. Va detto che anche un anno fa l’istituto di statistica, nella stima preliminare, segnò uno 0,1, che poi venne corretto a 0,3. Siamo comunque ancora ai pochi decimali, sui quali incombe un debito che invece da quest’anno deve assolutamente scendere per evitare guai dai mercati e liberare risorse per la produzione e i consumi. E come sempre riaffiorano terapie d’urto per ridurre l’indebitamento pubblico. Su tutte spicca l’evergreen della patrimoniale, misura che oltre a non trovare riscontri nel resto d’Europa e dei paesi evoluti avrebbe il prevedibile risultato di far fuggire i risparmi di chi se lo può permettere (mentre oggi stanno rientrando, sia pure a piccole dosi), creare allarme sociale riducendo ulteriormente le spese, allontanare gli investimenti esteri, aumentare la diseguaglianza tra contribuenti. Il tutto con il rischio poi di accontentare il partito della spesa pubblica e non quello delle riforme.
Detto questo il risparmio delle famiglie è aumentato nel 2015 di 0,5 punti, mentre si riduce la parte destinata agli investimenti. Gli italiani continuano cioè a mettere soldi da parte senza consumare e senza investire realmente. Dunque una manutenzione non forzosa dello stock di risparmio privato, oggi di circa 4 mila miliardi, è sempre più opportuna. Il piano è quello anticipato sabato 4 dal Foglio e confermato dal ministero dell’Economia: azzerare l’aliquota sulle rendite finanziarie (dall’attuale 26 per cento) per chi investe 10 o 20 mila euro per almeno cinque anni in piccole o medie aziende, con fatturato fino a 300 milioni. Una volta messi a punto gli strumenti, si tratta di movimentare e innovare un risparmio privato che è sì il maggiore d’Europa, però statico e alquanto prigioniero delle gestioni bancarie, una sorta di gigantesco bene rifugio neppure tanto sicuro visti i trascorsi dei bond subordinati. E quindi di puntare sull’evoluzione dell’imprenditoria italiana, che troverà riscontro anche nel nuovo vertice di Confindustria, il cui architrave sono le medie imprese manifatturiere. Una frustata sviluppista al risparmio, un aiuto all’economia reale.