Jens Widmann, presidente della Bundesbank (foto LaPresse)

L'elicottero con vista Francoforte

Redazione
Europeisti contro anti europeisti? Se il confronto in corso nella pubblica opinione e nell’establishment del nostro continente fosse soltanto questo, sarebbe tutto più semplice.

Europeisti contro anti europeisti? Se il confronto in corso nella pubblica opinione e nell’establishment del nostro continente fosse soltanto questo, sarebbe tutto più semplice. In Italia, specie nel campo solidamente europeista, si tende a mitizzare la coesione internazionale dei sostenitori del processo di integrazione iniziato decenni fa. A complicare questa lettura ci si mettono però interventi come quello di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, pronunciato due giorni fa a Roma nella residenza dell'ambasciatrice Susanne Wasum-Rainer.

 

Al netto delle stilettate riservate al presidente del Consiglio Matteo Renzi (che prima rivendica la sovranità nazionale sulla finanziaria, poi chiede di procedere verso un'unione fiscale) e al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan (troppo “ottimista” quando ritiene che una maggiore mutualizzazione dei rischi a livello europeo possa favorire le riforme nei singoli paesi), Weidmann ha risposto così a chi gli chiedeva se ritenga l’euro irreversibile: “A mio avviso quella sulla moneta unica è una decisione politica, non sono i banchieri centrali a dover intervenire”. Una linea distante dall’irreversibilità dell’euro più volte dichiarata dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, su cui si fonda l’ormai famoso ed efficace “whatever it takes”. L’euro, visto da Francoforte (versante Bundesbank), è irreversibile solo finché “azioni e responsabilità” degli stati membri si tengono assieme, perlomeno a giudizio della Germania.

 

Volere hic et nunc la ponderazione dei titoli di stato in pancia alle banche, come chiede la Bundesbank, e quindi fare piazza pulita di un briciolo di mutualizzazione europea dei rischi nazionali, è la logica conseguenza di quest’atteggiamento. Come lo è il giudizio su manovre monetarie espansive che diventano sempre più originali (o spericolate, a seconda dei gusti) nel tentativo di far fronte a stagnazione e disinflazione. Si prenda l’ipotesi della “helicopter money”, in soldoni il tentativo di stampare moneta non per le banche o per i governi ma per farla cadere direttamente sulla testa dei cittadini. Draghi qualche giorno fa ha detto: “Non ne abbiamo parlato in realtà. E’ un concetto molto interessante, ma non l’abbiamo studiato”. Il Foglio ha chiesto a Weidmann se ritenesse anche lui l’idea “interessante”. Risposta: “Penso che questa idea debba tornare nel cassetto accademico e non essere discussa. Quella di una manna dal cielo è un’idea che non corrisponde a realtà”. D’accordo o no, cari europeisti, ecco un’altra Europa con Weidmann.