Perché Vicenza non è popolare
Borsa Italiana ha negato la quotazione di Banca popolare di Vicenza perché l’adesione del pubblico, in seguito alla chiusura dell’aumento di capitale venerdì scorso, è stata insufficiente a garantire scambi regolari. L’aumento di capitale è stato sottoscritto per il 91,7 per cento dal fondo italiano salva-banche, chiamato fondo Atlante, il 4,9 per cento è stato sottoscritto da un unico investitore, Mediobanca, e solo il 3 per cento circa delle azioni ha incontrato l’interesse del mercato. Le quotazioni dei titoli bancari, unite dall’indice Ftse Italia Banche, hanno perso terreno in seguito alla notizia nel prosieguo di una seduta iniziata già male con Piazza Affari che è stato infine l’unico listino europeo a chiudere in rosso. Il fondo Atlante, usando un quarto circa della sua dotazione, ha soccorso la Pop. Vicenza di cui avrà il 99,3 per cento delle azioni.
E sostituendosi a Unicredit come sottoscrittore principale dell’aumento da 1,5 miliardi di euro ha risparmiato un rischio alla banca guidata da Federico Ghizzoni. Atlante, gestito dalla Sgr Quaestio e partecipato da 67 investitori, tra banche, fondazioni, fondi pensione e d’investimento, ha in definitiva evitato il bail-in della decima banca italiana, ovvero uno choc per il settore. Tuttavia l’insuccesso di pubblico mostra che il mercato non ha più fiducia nella dirigenza della banca. Dopodiché Atlante può servire a evitare danni maggiori in un contesto di radicale mutamento dell’industria bancaria italiana, dopo anni di inazione e proclami sulla supposta immunità dai marosi esterni, ma non ci si poteva però attendere che il mercato avrebbe abbracciato una soluzione emergenziale.