Mario Draghi (foto LaPresse)

Il miraggio dell'inflazione

Redazione
Difendere l’indipendenza di Draghi vuol dire difendere la ripresa

La Commissione europea ha scritto ieri nelle previsioni di primavera che s’allontana ancora la ricomparsa dell’inflazione. A causa di pressioni esterne, dell’apprezzamento dell’euro e della sovracapacità dei paesi emergenti che sta frenando i prezzi dei prodotti venduti a livello globale, va peggio di quanto preventivato. La sorpresa sta nella progressiva revisione al ribasso delle stime: la Commissione prevede che l’indice di inflazione salirà solo dello 0,2 per cento quest’anno, contro lo 0,5 per cento previsto a febbraio e l’1 per cento a novembre. Il prossimo anno le proiezioni dicono che l’inflazione si avvicinerà alle stime calcolate dalla Banca centrale europea, all’1,4 per cento, ma la stima rappresenta comunque una revisione in negativo rispetto all’1,5 per cento previsto tre mesi fa e all’1,6 l’anno scorso. Cifre che descrivono un processo disinflazionistico in aggravamento e possono portare acqua al mulino di Mario Draghi.

 

Draghi è stato attaccato dal governo tedesco – in passato custode dell’indipendenza della Banca centrale europea che ora invece minaccia a viso aperto – per avere prodotto e difeso una politica monetaria espansiva, grazie alla quale però è stata tutelata l’integrità dell’Eurozona. Dopo un inedito e violento (diplomaticamente parlando) diverbio a distanza con il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, impegnato da settimane a nutrire i media di dichiarazioni puntute, lunedì Draghi ha risposto dicendo che senza tassi straordinariamente bassi l’Europa sarebbe ancora in recessione. Cari giornali e caro governo, bando alle polemiche di piccolo cabotaggio con Berlino: la battaglia per l’indipendenza e l’autonomia di Draghi è il miglior investimento sul futuro, nostro e dell’Europa.

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