Telecom taglia la spesa ma il vero problema sono i competitor
L'ad Cattaneo annuncia un piano di risparmi pari a 1,6 miliardi alla voce spese correnti e investimenti. Ma per il Wsj potrebbe non bastare per via della concorrenza agguerrita sulla banda larga e su quella fissa.
Telecom Italia punta a tornare a crescere operando una sfilza di tagli alla spesa; si tratta di un approccio che permetterà all'azienda di guadagnare un po' di tempo, scrive Stephen Wilmot sul Wall Street Journal, ma che non risolverà la ragione di fondo della sua crisi: i nuovi competitori. I mercati hanno reagito assai male alla presentazione, lo scorso febbraio, del piano strategico dell'allora amministratore delegato di Telecom Marco Patuano, che incrementava gli investimenti triennali a 14 miliardi di euro. Il nuovo ad, Flavio Cattaneo, ha risposto annunciando tagli alla spesa per 1,6 miliardi di euro, divisi in parti uguali tra spese correnti e investimenti, senza sottrarre le risorse destinate all'espansione delle reti a fibra ottica e 4G. Avendo ereditato dal suo predecessore l'obiettivo di conseguire il pareggio di Ebitda entro la fine dell'anno, Cattaneo "dovrà agire in fretta", specie considerato che nel primo trimestre questo indicatore ha segnato una contrazione del 5,2 per cento su base annua. E' opinabile, scrive Wilmot, quanto siano davvero realistici gli obiettivi di taglio della spesa delineati dal nuovo amministratore delegato; a renderli tutto sommato credibili, prosegue l'opinionista, è quantomeno il fatto che non siano legati a nuovi licenziamenti, dal momento che l'azienda ha siglato un accordo con i sindacati su questo fronte soltanto lo scorso anno.
La direzione di Telecom vuole invece concentrarsi sul sourcing: lo scorso anno l'acquisto di beni e servizi è costato alla compagnia 8,5 miliardi di euro l'anno, pari al 43 per cento del fatturato; negoziati su questo fronte potrebbero portare a risultati apprezzabili. Il problema di fondo di Telecom, però - sostiene l'autore dell'analisi - "non sono i costi. Anche a dispetto dei recenti cali, l'azienda ha già un margine ebitda superiore a quello di gran parte degli operatori europei suoi pari".
Il problema di Telecom è piuttosto quello di essersi trovata improvvisamente di fronte a una agguerrita competizione: "Per anni la rete fissa di Telecom non si è misurata con alcuna competizione reale, ma le cose stanno cambiando", scrive Wilmot. L'emersione di migliori reti 4G ha incoraggiato molti italiani a liberarsi delle linee fisse in rame in favore delle reti mobile a banda larga; e come se ciò non bastasse, almeno due aziende oggi minacciano la supremazia di Telecom anche sul fronte delle reti fisse: si tratta di Metroweb, che ha realizzato la rete a fibra ottica di Milano, e dell'utility Enel, che intende portare la fibra ottica nelle case italiane assieme ai nuovi contatori digitali. Si spiega così, conclude Wilmont, l'offerta da 820 milioni di euro in contati per l'acquisto di Metroweb avanzata questo mese da Telecom, nonostante il debito netto di quell'azienda, 27,1 milioni di euro, sia pari a quasi quattro volte l'ebitda dello scorso anno. L'offerta di Telecom è "difensiva", dal momento che anche Enel punta ad acquistare l'azienda. Poiché Metroweb è controllato dalla Cassa depositi e prestiti, un fondo pubblico, la decisione sul futuro dell'azienda è tanto economica quanto politica. Se Telecom si aggiudicasse l'azienda, ciò equivarrebbe a un fondamentale segnale di rinnovato sostegno politico per l'ex monopolio di stato. I segnali, però, secondo Wilmont, "non sono incoraggianti".