Bene il “No Imu day”, ma non basta
Per gli italiani oggi è giorno di scadenze fiscali; tra una tassa e l’altra dovranno versare oltre 50 miliardi di euro, anche se il ministero dell’Economia ha comunicato in extremis lo slittamento al 6 luglio come termine per alcune imposte. Matteo Renzi ha voluto far coincidere una giornata non particolarmente felice per i contribuenti con il “No Imu day”, un appuntamento in piazza per ricordare che “16 milioni di italiani non pagheranno la Tasi sulla prima casa. Come pure non pagheranno Imu e Irap agricola, vedranno lo sconto sull’Irap, non pagheranno l’Imu-imbullonati. Una riduzione di tasse che non ha precedenti per qualità e intensità nella storia degli ultimi vent’anni”.
Alla mobilitazione non parteciperà la minoranza del Pd, mentre c’è da immaginare che, se non fosse convalescente, magari a una manifestazione del genere sarebbe andato con piacere Silvio Berlusconi, che contro l’Imu ha costruito le sue campagne elettorali. E il Cav in piazza magari avrebbe potuto ricordare al Royal baby che non è vero che questa è “la più grande riduzione di tasse”, perché i suoi governi di centrodestra hanno fatto tagli della pressione fiscale più incisivi. Il problema è che negli anni successivi le tasse sono tornate a salire perché non c’è stato un corrispondente taglio della spesa pubblica, che è il driver dell’imposizione fiscale. Fa bene il governo a ricordare agli italiani che c’è stata una leggera riduzione della pressione fiscale e che bisogna continuare con la riduzione delle tasse su imprese e lavoro, ma dovrebbe ricordare a se stesso che senza spending review c’è il rischio di dover rimettere domani le tasse di cui oggi si festeggia il funerale.