Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia (foto LaPresse)

Un'altra partenza da Confindustria

Redazione
L'uscita di pezzi grossi del settore nautico italiano da Viale dell’Astronomia era prevedibile ed è un altro segnale di dissenso indirizzato a Vincenzo Boccia. Perché la disputa nautica sul “made in Italy” allarga la platea dei delusi.

La partenza senza ritorno di pezzi grossi del settore nautico italiano da Viale dell’Astronomia era prevedibile dopo mesi di contrasti all’interno della sigla di categoria (Ucina). Ma rappresenta un altro segnale di dissenso indirizzato a Vincenzo Boccia che è stato nominato presidente di Confindustria nel maggio scorso con la percentuale di consensi più bassa di sempre.

 

Nei giorni scorsi Paolo Vitelli di Azimut-Benetti, produttore di yacht, ha abbandonato l’associazione nazionale insieme ad altre quindici aziende nautiche. Lo stesso fece Sergio Marchionne con Fiat nel 2011. L’Ucina è una litigiosa sigla che ora rischia di essere lacerata. Casus belli è stato la nomina al vertice di Carla Demaria, direttore generale del gruppo francese Bénéteau, concorrente dei costruttori italiani. Ha giocato un ruolo anche la mancata mutazione del Salone nautico di Genova da evento della cantieristica a happening di design per posizionare il settore nell’industria del lusso “made in Italy”, come chiedeva una fetta degli associati. Gli imprenditori usciti confluiranno in Nautica Italiana, consorzio nato da 2 anni su spinta di Beniamino Gavio, proprietario di Cantieri Baglietto. Vitelli recrimina una “mancanza di attenzioni” da parte della confederazione e nella lettera di addio aggiunge che “Confindustria avrebbe bisogno di una riorganizzazione complessiva, che certo non potrà attuare chi è stato eletto per custodire lo status quo e per rappresentare i suoi grandi elettori, a partire dalle aziende di stato”. Una lamentela già giunta da imprenditori e società private, Kerakoll e Sky Italia, che, nonostante la nuova presidenza, hanno deciso di salpare.

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