C'è un grosso buco nei Bitcoin

Redazione
Bitfixnet, una delle più grandi piattaforme di scambio con base a Hong Kong, ha comunicato martedì una violazione dei suoi sistemi di sicurezza con furto di bitcoin per un valore pari a 65 milioni di dollari. Perché è una priorità migliorare i sistemi di difesa da attacchi hacker.

L’ennesimo attacco hacker a una piattaforma di trading di Bitcoin sta sollevando molti dubbi sull’affidabilità della popolare criptovaluta. Bitfixnet, una delle più grandi piattaforme di scambio con base a Hong Kong, ha comunicato martedì una violazione dei suoi sistemi di sicurezza con furto di bitcoin per un valore pari a 65 milioni di dollari che ha costretto gli amministratori a congelare tutti gli account dei clienti. L’episodio si aggiunge a una decina di fallimenti di piattaforme di scambio – il più fragoroso è quello di Mt Gox nel 2014 – in un quadro che preoccupa gli operatori per la tenuta del sistema Bitcoin. I cybercriminali non fanno distinzione tra bitcoin, dati personali, delle industrie o delle banche: ogni asset digitale è a rischio. Evidentemente però le prassi di cybersecurity degli intermediari non sono all’altezza dei volumi scambiati e degli associati depositi fiduciari.

 

E’ paradossale nel mondo Bitcoin – per sua natura un bene incensurabile, inconfiscabile, che rende potenzialmente ogni utente indipendente, come fosse la banca di se stesso – che non si forniscano adeguate garanzie ai risparmiatori. Non esiste per Bitcoin l’equivalente del fondo di garanzia dei depositi. In un ecosistema giovane si verificano peraltro fenomeni bizzarri che alimentano confusione: viene bucata la sicurezza di un exchange e di conseguenza bitcoin perde valore, come se l’euro si svalutasse perché una banca è stata rapinata. La moneta, reale e virtuale, è sinonimo di fiducia. La comunità degli utenti e degli amministratori di piattaforme dovrebbe impegnarsi a difendere una moneta nata nel 2009 con grandi ambizioni globali ma ancora fragile e instabile.

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