Janet Yellen (foto LaPresse)

Fed combina guai

Redazione
La Yellen rianima le Borse con l’ottimismo sui tassi, ma è accusata di favorire incertezza e populisti

Roma. Janet Yellen è intervenuta venerdì in apertura del simposio di banchieri centrali a Jackson Hole, negli Stati Uniti. Il governatore della Federal reserve non ha fornito una tempistica precisa sul rialzo futuro del tasso d’interesse di riferimento ma ha detto chiaramente che le condizioni che potrebbero portare a una stretta “si sono rafforzate negli ultimi mesi”. Secondo Yellen, la piena occupazione e la stabilità dei prezzi – i due obiettivi dell’istituto di Washington – sono quasi raggiunti, suggerendo che un secondo rialzo dei tassi dopo quello dello scorso dicembre potrebbe arrivare. Stretta tra l’onda lunga del referendum inglese sulla Brexit e le elezioni presidenziali americane dell’8 novembre – ha precisato il governatore – la politica monetaria deve rimanere flessibile, cioè “in grado di rispondere a ogni perturbazione che si può verificare nell’economia”.

 

Gli investitori europei e americani, da giorni in difficoltà nel prevedere le mosse della Fed, subito dopo l’intervento della Yellen tenuto alle 16 ora italiana, si sono aggrappati ai suoi toni ottimistici sulla ripresa: le Borse hanno dunque invertito la tendenza e iniziato a salire. In occidente, però, non ci sono più soltanto i tappeti rossi per i banchieri centrali. Oltre all’offensiva dei banchieri commerciali, stanchi di un ecosistema con i tassi azzerati che rende difficile macinare utili, venerdì un’inchiesta del Wall Street Journal imputava anche la nascita dei movimenti populisti alle incertezze e agli errori compiuti dalla Fed dagli anni 2000. Intanto il quotidiano britannico Financial Times loda la creatività di Yellen, Mario Draghi e colleghi, ma lancia un ammonimento così sintetizzabile: o riusciranno a inventarsi ancora altro in termini di politica monetaria, oppure tutte le scelte non convenzionali saranno state vane.  

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